Legambiente presenta il quadro dello stato della biodiversità in Italia

Pubblicato il dossier “Biodiversità a rischio 2016” che presenta un’analisi sullo stato della tutela della biodiversità in Italia. Sono 596 le specie a rischio estinzione e circa la metà delle specie vegetali (7.830) e di un terzo di tutte le specie animali (58.000) presenti in Europa vivono in Italia.

Il dossier di Legambiente “Biodiversità a rischio 2016” presenta il quadro dello stato della biodiversità in Italia. L’Italia ospita circa la metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali attualmente presenti in Europa. La fauna è stimata in oltre 58.000 specie, di cui circa 55.000 di invertebrati (95%), 1812 di protozoi (3%) e 1265 di vertebrati (2%). La flora è costituita da oltre 6.700 specie di piante vascolari (di cui il 15% endemiche), 851 di muschi e 279 epatiche. Per quanto riguarda i funghi, sono conosciute circa 20.000 specie di macromiceti e mixomiceti (funghi visibili a occhio nudo). Secondo i dati riportati da Lo stato della biodiversità in Italia, realizzato nel 2015 dal Comitato Italiano IUCN, in collaborazione con Federparchi e con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, sono a rischio di estinzione 596 delle specie campionate, pari a oltre un quinto del totale. Il trend della conservazione degli uccelli e dei mammiferi in Italia è in linea con quello globale. Il 25% dei mammiferi del pianeta rischia di scomparire nel giro di pochi anni, ma l’andamento del loro status è contraddittorio. Diverse specie oggi si trovano in condizioni nettamente migliori rispetto a 30 anni fa, grazie soprattutto alla corretta gestione delle popolazioni nelle aree protette. Per altre, invece, la situazione è nettamente peggiorate, come per esempio per i pipistrelli, a causa del degrado degli ambienti che essi frequentano e di un interesse solo recente per la loro conservazione. Un altro aspetto preoccupante è che per 376 specie, in particolare invertebrati o ani­mali di ambiente marino, il rischio di estinzio­ne è ignoto. Questo dimostra che sebbene la biodiversità nel nostro paese sia relativamente ben studiata, ancora molto resta da scoprire e imparare.

Tra i fattori di perdita di biodiversità identificati dal Millennium Ecosystem Assessment (un progetto di ricerca delle Nazioni Unite per analizzare i cambiamenti subiti dagli ecosistemi e identificare gli scenari futuri, che ha affermato che il mondo sta degradando le proprie risorse naturali, con conseguenze che cresceranno in maniera significati­va nei prossimi 50 anni) figura anche l’introduzione di specie aliene. Negli ultimi 30 anni, infatti, il numero di specie alloctone sarebbe cresciuto del 76% a livello mondiale con una spesa per i soli Paesi europei di oltre 12 miliardi di euro all’anno. L’Italia attualmente “ospita” 3000 specie alloctone terrestri, di cui 1645 specie animali e 1440 vegetali. Numerose anche le specie aliene tra gli invertebrati: 1.300 di cui circa 1.220 terrestri e 156 d’acqua. Il tema è stato oggetto di discussione delle politiche ambientali in Italia e in Europa solo da pochissimi anni. Da gennaio 2015 è entrato in vigore il Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio “Recante disposizioni volte a prevenire e a gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive”. Ci si baserà su un elenco di specie di interesse dell’Unione, da elaborare con gli Stati membri sulla base di valutazioni di risk assessment, che si concentrerà sulle specie che causano i maggiori danni, sia alla biodiversità, sia ai diversi settori socio-economici. Le misure più restrittive si applicheranno inizialmente a una lista di 37 specie invasive identificate sulla base di analisi del rischio. Questa lista, in corso di formalizzazione, comprende 22 specie presenti in Italia.

La grande sfida della conservazione della biodiversità sarà oggetto della tredicesima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica che si svolgerà a Cancun in Messico dal 4 al 17 dicembre 2016. Un’occasione per fare il punto anche sul Piano Strategico globale per la Biodiversità 2011-2020 e sul raggiungimento degli obiettivi indicati. Qualora non si riuscisse a tutelare la biodiversità, infatti, il costo dell’inazione a livello mondiale, entro il 2050, supererebbe gli 11 miliardi di euro all’anno.

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