Il rischio è un arresto allo sviluppo di un settore innovativo, che ha contribuito al 40% circa dei consumi elettrici, garantendo in questi anni la riduzione delle importazioni di fonti fossili, del prezzo dell’energia elettrica e delle emissioni di gas serra.
Negli ultimi anni con impressionante sistematicità, denuncia Legambiente, i Governi sono intervenuti per ridurre drasticamente le possibilità di investimento nelle fonti rinnovabili. Per il solare fotovoltaico sono stati cancellati nel 2013 gli incentivi in conto energia, il sistema di incentivi per il solare fotovoltaico togliendoli perfino per le famiglie e per la sostituzione dei tetti in amianto. Per le altre fonti rinnovabili i tagli sono cominciati nel 2012 e da allora non vi è stato un solo provvedimento da parte dei Governi italiani che ne abbia aiutato lo sviluppo.
I vantaggi di un futuro rinnovabile invece, afferma Legambiente, sono amplissimi: riduzione della produzione da termoelettrico, ossia quella degli impianti più inquinanti e dannosi per il clima; diminuzione delle importazioni dall’estero di fonti fossili, in particolare di petrolio, gas, carbone usati nelle centrali elettriche; riduzione delle emissioni di CO2, con vantaggi per il clima del Pianeta ma anche economici, perché l’Italia ha recuperato oramai il debito per il mancato rispetto degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.
La produzione di solare e eolico permetterebbe la riduzione del costo dell’energia nel mercato elettrico e l’aumento dell’occupazione nel settore energetico per la trasversalità dei settori coinvolti. Diversi studi hanno evidenziato come una prospettiva duratura di innovazione energetica potrebbe portare gli occupati nelle rinnovabili a 200mila unità e quelli nel comparto dell’efficienza e riqualificazione in edilizia a oltre 600mila.