Presentato il 6 aprile scorso, a Roma, il decimo rapporto su criminalità e illegalità ambientale, della gloriosa associazione ambientalista.
132 miliardi di euro. Questo il fatturato delle ecomafie dell’ ultimo decennio. Una cifra impressionante, paragonabile a quella di tanti settori vitali e però legali dell’ economia italiana. Una montagna di denaro che dà l’ idea di quella che può essere stata l’ aggressione della criminalità organizzata ai danni dell’ ambiente tra il 1994 e il 2003 nel settore dei rifiuti e in quello dell’ abusivismo edilizio, nella contaminazione degli appalti o nel racket degli animali o nel traffico delle opere d’ arte. E in effetti altre cifre sono drammatiche. Sempre in dieci anni le forze dell’ ordine hanno accertato in Italia ben 246.107 infrazioni in materia ambientale; le persone denunciate o arrestate sono state 154.804; i sequestri effettuati 40.258. Leader di questo mercato le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa ( Campania, Puglia, Calabria e Sicilia ), dove si concentra il 40% di queste infrazioni ( esattamente 98.536); e la percentuale sale fino al 43% se si guardano solo gli illeciti relativi al ciclo del cemento. Questi sono soltanto alcuni dati che sono stati riferiti da Legambiente nel presentare il 6 aprile scorso a Roma la decima edizione del Rapporto Ecomafia 2004 di cui presentiamo nel link, in attesa della pubblicazione del libro, edito dalla Simone editore e dall’ editoriale La nuova ecologia, prevista per il mese di maggio, l’ interessante premessa. ” Oggi – ha commentato il presidente di Legambiente, Roberto della Seta – il ruolo diretto delle organizzazioni mafiose nel saccheggio del patrimonio ambientale e culturale del nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno, è un dato acquisito, Così come ormai si è consapevoli dell’ incredibile giro di denaro che nutre il mercato illegale. Un business da miliardi di euro, dal ciclo dei rifiuti a quello del mattone, dal traffico degli animali esotici a quello di opere d’ arte. Un’ economia parallela e sotterranea che oltre ad aggravare il danno ambientale impedisce lo sviluppo di un’ economia pulita in grado di stimolare la crescita del Paese. E’ poi da considerare – ha aggiunto Della Seta – che al danno si aggiunge la beffa, se si pensa che dallo Stato arrivano messaggi più o meno diretti di accondiscendenza verso l’ illegalità. Basti pensare al condono edilizio che rivitalizza il business dei clan mafiosi che ruotano intorno al mattone, preannunciando tra l’ altro un ingente esborso di denaro da parte degli Enti locali. Una misura irresponsabile che oltre a legalizzare innumerevoli scempi, trasmette all’ intera società l’ idea che il rispetto della legge sia un optional, e che in fondo chi la legge la rispetta è più fesso che onesto”. Analizzando i dati più recenti risulta che nel 2003 l’ illegalità ambientale e l’ ecocriminalità tornano a livelli record. Nel 2003 c’ è una nuova impennata dei traffici ecomafiosi. Gli illeciti ambientali accertati dalle forze dell’ ordine sono infatti aumentati del 32,6% rispetto al 2002, i traffici illegali dei rifiuti sono cresciuti nello stesso periodo del 10,7%, sono cresciute le costruzioni e le cave abusive, ma anche il bracconaggio e il racket di animali, gli incendi dolosi sono saliti a quota settemila, il doppio rispetto al 2002. Nello stesso tempo è cresciuto il business complessivo del settore: una cifra che nel 2003 supera i 18,9 miliardi di euro, con un incremento del 14,2% rispetto al 2002.
Fonte: Legambiente
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