Legge 98/2013: dal 21 agosto 2013 nuova disciplina per terre e rocce da scavo

si applica quanto disposto nel Regolamento di cui al DM 161/2012

Nuova disciplina per le terre e rocce da scavo dal 21 agosto 2013 per utilizzare come sottoprodotti i materiali da scavo di tutti i cantieri (piccoli compresi).
Si applica:
– quanto disposto nel Regolamento di cui al DM 161/201
2 per i materiali da scavo derivanti da opere sottoposte a VIA o ad AIA per materiali di scavo in quantità complessiva superiore ai 6000 mc
– quanto contenuto nell’art. 41-bis della Legge 98/2013 (già “Decreto del fare”) per i materiali da scavo provenienti da tutti gli altri cantieri.

Fanno eccezione solo quelli sottoposti a VIA (Valutazione integrata ambientale) o AIA (Autorizzazione integrata ambientale) che per quantitativi superiori ai 6000 mc rimangono sottoposti al regolamento di cui al DM 161/2012 che prevede la presentazione del Piano di Utilizzo.

In base all’articolo 41 bis i materiali da scavo sono sottoposti al regime di cui all’articolo 184-bis del Dlgs 152/2006 (quindi al regime dei sottoprodotti e non a quello dei rifiuti) per qualunque quantitativo, proveniente da cantieri, le cui opere non sono soggette ad AIA o VIA, per quantità inferiori o uguali ai 6000 mc anche per opere soggette a VIA ed AIA.
Tutto ciò a condizione che il produttore attesti, attraverso una dichiarazione (dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai sensi del DPR 445/2000) alle sedi ARPAT territorialmente competenti, alcune condizioni fondamentali, quali, ad esempio, che:
1. la destinazione di riutilizzo delle rocce e terre da scavo sia certa e determinata, anche presso più siti;
2. siano rispettate le concentrazioni soglia di contaminazione compatibili con il sito di destinazione e non vi sia pericolo di contaminazione per le acque di falda;
3. l’utilizzo non comporti rischi per la salute o variazioni negative delle emissioni rispetto alle normali materie prime;
4. i materiali da scavo non siano sottoposti a preventivi trattamenti fatta eccezione per la normale pratica industriale.

Nell’autocertificazione il proponente dovrà altresì indicare, oltre alla qualità, la quantità di materiali destinati al riutilizzo, il sito di deposito e i tempi previsti per il riutilizzo (indicativamente un anno).
Il completo riutilizzo dei materiali da scavo deve essere poi comunicato dal produttore alle sedi ARPA competenti sul territorio.

Le attività di scavo devono essere autorizzate dagli enti competenti in quanto attività edilizie e quindi il processo di autocertificazione dovrà comunque essere coordinato, a cura del proponente, con l’iter edilizio.
Il trasporto (comma 4) avviene come bene/prodotto.

ARPAT ha predisposto la modulistica da utilizzare per la gestione delle terre e rocce da scavo. Il modulo fac simile, con le relative FAQ, contributo finalizzato ad informare sulle dichiarazioni relative ai materiali da scavo con riferimento all’art. 41bis del Dl 69/2013 convertito con L. 98/2013.

Vai al sito di ARPAT

Fonte: ARPAT

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