Il bando, in realtà esisteva già da più di 10 anni, ma la legislazione europea portava in seno una evidente contraddizione. L’impiego di NPE era vietato solo negli articoli prodotti all’interno dell’UE, lo stesso non valeva per le importazioni. Si generava così una sorta di doppio standard o di “scorciatoia commerciale“. Sul mercato europeo, infatti, potevano comunque arrivare prodotti finiti contenenti tale sostanza, purché realizzati altrove. Un buco normativo che permetteva, di fatto, di aggirare il divieto generando concorrenza sleale ma mettendo soprattutto a rischio la salute dell’ambiente.
L’NPE, nell’industria tessile, è utilizzato soprattutto nella tintura delle fibre per renderle più vivide e sgargianti ma inquina le acque e ne compromette gravemente gli ecosistemi.
La scelta unanime dell’UE, attesa da tempo e anticipata dalla Svezia nel 2013, è stata sostenuta dagli scienziati presso l’Agenzia Europea delle Sostanze Chimiche (ECHA) e segna un importante punto a favore di una maggiore sostenibilità nel mondo della moda. La Commissione Europea dovrebbe approvare e formalizzare il divieto nelle prossime settimane, se così sarà, la messa al bando dell’NPE avrà effetto entro 5 anni, per dare tempo ai brand del mondo della moda di mettersi in regola.