Tra le tante voci dello speciale “Stop al lavoro che uccide. Non solo Lamina” quelle di Roberta Turi, segretaria generale della Fiom di Milano, Buriani e Bonini, Cgil Milano; Tajani, Comune di Milano; Bettoni, Anmil; Quadrelli e Berhi, Fillea; Perziano, Spi; Rela, ex Ilva; Iannilli, Cgil; Berti, Asl Toscana; Marigolli, Cgil Prato, Bottazzi, Inca; Poggi e Valbusa, Filt; Brezzo, Filctem; Baldanzi, Cgil Prato, Fabbrizzi, Cdl Prato; Tarantino, ToscanaTv; Calleri, Cgil; Marcelli e Scarpa, Fiom; Maggioni, Radio Popolare; Zanoni, avvocato, Arcamone, Lamina; Rotoli, Inail; Ascheri, Filt; Manganaro, Fiom; Pedraghelu, Soricelli, Osservatorio Indipendente.
Il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, in una dichiarazione ha messo in relazione la lieve ripresa che si è registrata l’anno scorso con l’aumento degli infortuni, anche mortali. “Il 2018 è stato caratterizzato da una lieve ripresa economica, ma oggi c’è un rischio nuovo di recessione. In coincidenza con la ripresa sono però ripartiti gli infortuni” ha detto Martini. “In altre parole – spiega – la ripresa non è stata colta come occasione per introdurre all’interno del sistema produttivo la necessaria innovazione. C’è stato invece il tentativo di agganciarsi a un ipotetico rilancio proponendo i vecchi modelli produttivi. Basti pensare che la tipologia degli infortuni mortali è lo stesso di cinquanta anni fa, per esempio cadute dall’alto in edilizia e ribaltamento di trattori di agricoltura. In mezzo secolo non è cambiato niente”. La parziale ripresa, insomma, “non è stata sfruttata dall’economia per cambiare modello di lavoro”.
Durante lo speciale si è parlato molto anche della vicenda della Lamina, nella ricorrenza del grave incidente mortale. La tragedia della Lamina ebbe un impatto mediatico rilevante e fece scoprire che anche nella Milano produttiva, la città del futuro che guarda all’Europa, si lavora ancora come nel secolo scorso, ha ricordato ieri davanti ai cancelli della fabbrica in via Rho, Roberta Turi, segretario generale della Fiom di Milano, ai microfoni di RadioArticolo1. “Quattro lavoratori, nel 2018, sono morti soffocati come topi in un forno. Sembra incredibile, ma ancora una volta secondo l’indagine la responsabilità è a carico dell’azienda, che non aveva valutato correttamente i rischi di un gas, l’argon, che si è dimostrato letale”. Per questo la Fiom Milano si costituirà parte civile nel processo in corso. Ma è evidente che il problema è più diffuso: “Il 2018 è iniziato con la tragedia della Lamina, e si è concluso con un 10% di morti sul lavoro in più. Sono stati oltre 50 in provincia di Milano, e oltre 1.000 in Italia, 3 al giorno”. Nonostante questo, ha fatto notare Turi, il governo va in direzione opposta: “Invece di mettere in campo nuovi investimenti sulla sicurezza, nella manovra è entrato un provvedimento che taglia i premi che le aziende pagano all’Inail. Questo produrrà un impatto negativo, perché si traduce in meno soldi che erano dedicati alla formazione in materia di salute e sicurezza. Senza contare il precariato dilagante che peggiora la situazione”.
Rassegna Sindacale pubblica nell’articolo “Si muore di lavoro come 50 anni fa”, a cura di Emanuele Di Nicola e Carlo Ruggiero, il racconto della trasmissione.