Lo stato di salute del mare italiano

Il Dossier di Legambiente, realizzato congiuntamente con il WWF Italia, presentato il 20 aprile scorso.

Metalli pesanti, idrocarburi e PCB sono i veleni che minacciano la salute dei mari italiani. E’ questo il quadro che emerge dal Dossier, presentato il 20 aprile scorso da Legambiente e WWF Italia e del quale riportiamo nel link il comunicato-stampa congiunto delle due associazioni ambientaliste. Il Dossier, infatti, è stato realizzato dall’ Ufficio scientifico e dall’ Ufficio vertenze territoriali di Legambiente e dal Coordinamento Aree Protette e Programma Mare e Campagna DeTox del WWF Italia e dal Programma Mediterraneo del WWF Internazionale. Le fonti bibliografiche provengono dai risultati del Programma di monitoraggio-Banca dati del Sistema difesa del mare del Ministero dell’ ambiente e della tutela del territorio e dall’ Annuario dei dati ambientali 2003 dell’ APAT. Partendo dai risultati delle elaborazioni ministeriali, il Dossier sottolinea che le preoccupazioni maggiori provengono dagli inquinanti trovati in concentrazioni superiori a quellle previste dalla legge nei sedimenti di numerose stazioni di controllo della rete di monitoraggio.Anche di quelle localizzate nelle cosiddette ” aree di bianco”, cioè quei tratti di costa che non sono interessati da carichi antropici o industriali, che spesso non sono state risparmiate dall’ inquinamento. In alcuni casi le contaminazioni di un particolare inquinante riguardano le coste di intere regioni.E’ il vaso del mercurio e del cromo nei sedimenti marini del Friuli Venezia Giulia e del Veneto. Oppure del nichel e ancora del cromo presenti nei fondali della Liguria e della Toscana. Il piombo, invece, abbonda in Liguria e Friuli, mentre il tributilstagno contamina la gran parte dei sedimenti di Toscana e Basilicata. Il DDT eccede sul fondo del mare del Lazio e della Liguria, mentre il Benzopirene minaccia i fondali del Friuli Venezia Giulia. Gli idrocarburi policiclici aromatici, infine, sono onnipresenti in Abruzzi e Friuli. Si legge nel Dossier che non si sono fatte aspettare neanche le ” vecchie conoscenze” del mondo ambientalista: come il cromo rinvenuto alla foce del fiume Larone, dove per decenni ha scaricato i suoi liquami la Stoppani di Cogoleto, e a quella del Sarno, fiume massacrato dai reflui di numerose aziende campane del settore conciario, oppure il mercurio trovato sui sedimenti di Priolo in Sicilia, sversato illegalmente, secondo la Procura di Siracusa, dall’ ex Enichem direttamente in mare. Passando dai dati sui sedimenti a quelli sulla qualità delle acque, il quadro è un po’ meno preoccupante. Sulla base del TRIX, un indicatore dello stato trofico del mare, basato sulla quantità di fitoplancton e nutrienti, le elaborazioni dei dati del programma curate dall’ Apat indicano come il 74% delle stazioni di monitoraggio ha dimostrato uno stato ambientale elevato, il 19% buono, il 5% mediocre e solo il 2% scadente. La situazione peggiore è stata rilevata alla stazione di Porto Garibaldi in Emilia Romagna e alle foci dei fiumi Morto nella provincia di Pisa, Marta nella provincia di Viterbo e il Sarno nella Provincia di Napoli.Insomma,ilDossier di Legambiente e del WWF Italia fotografa in maniera dettagliata lo stato dell’ ambiente marino del ” Belpaese”. Fra l’ altro, potrebbe anche essere l’ ultimo Dossier in materia, visto che il programma – come sottolineato dalle due associazioni ambientaliste, il Programma di monitoraggio è in scadenza e il Ministero dell’ ambiente non ha ancora espresso l’ orientamento favorevole ad un rinnovo.

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