L’UE dice NO all’orario di lavoro di 65 ore settimanali

Il parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell’ue fino a 65 ore, accogliendo tutti gli emendamenti della commissione lavoro.

Tutti gli emendamenti sono stati approvati con una maggioranza superiore ai 393 voti richiesti, essendo il provvedimento in seconda lettura.
Quello determinante, passato con 421 sì, 273 no e 11 astensioni e accolto da un applauso dagli eurodeputati.

Il parlamento europeo ha respinto in seconda lettura la proposta di portare la settimana di lavoro nell’ue fino a 65 ore, accogliendo tutti gli emendamenti della commissione lavoro.

Tutti gli emendamenti sono stati approvati con una maggioranza superiore ai 393 voti richiesti, essendo il provvedimento in seconda lettura.
Quello determinante, passato con 421 sì, 273 no e 11 astensioni e accolto da un applauso dagli eurodeputati, stabilisce che l’orario settimanale è di 48 ore e concede tre anni agli Stati Ue per derogarvi arrivando alle 65 ore settimanali, di fatto eliminando la possibilità di “opt out” al termine del periodo transitorio.

Il relatore, lo spagnolo Alejandro Cercas (Pse), è stato abbracciato da molti colleghi subito dopo le votazioni sugli emendamenti.

Questa è un trionfo per tutti i gruppi del parlamento europeo ed è l’occasione per il Consiglio di cogliere questa opportunità per rendere la nostra agenda più vicina a quella dei cittadini europei”, ha affermato Cercas subito dopo il voto.

Il commissario UE al lavoro e agli affari sociali Vladimir Spidla ha dichiarato che: senza un accordo tra Parlamento UE e Consiglio “non c’é alcuna possibilità di modificare l’attuale direttiva sull’orario di lavoro.
Spetta ora al Consiglio decidere come rispondere al voto del’Europarlamento. Se, come atteso, noi andiamo verso il passo finale dei negoziati di conciliazione, la Commissione farà quanto possibile, in quanto ‘broker onesto’, per aiutare il Parlamento Ue e il Consiglio a trovare una soluzione che consenta di raggiungere un accordo soddisfacente
“.

Secondo Cesare Damiano, ex ministro del lavoro del governo Prodi: “ Una eccellente notizia, perfettamente coerente con l’esigenza di combattere la disoccupazione.
Questa proposta era stata favorita dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, fin dall’insediamento del nuovo governo Berlusconi. Il voto contrario del parlamento europeo, a grandissima maggioranza, è tanto più significativo perché insieme alle forze del centrosinistra lo hanno votato parlamentari dell’opposto schieramento.
Sacconi è stato abbandonato dalla gran parte degli stessi parlamentari italiani del centrodestra che siedono al parlamento europeo.
Questo a dimostrazione dell’incongruenza, in questa grave situazione, di proposte che allungano gli orari di lavoro e detassano gli straordinari.
Una salutare retromarcia dalla quale il governo deve trarre insegnamento
“.

Secondo il Ministro al Welfare Maurizio Sacconi: la bocciatura da parte del parlamento non cambia niente per l’Italia perché la direttiva fa rinvio, per un paese come il nostro, alla contrattazione collettiva che costituisce la fonte esclusiva della regolazione dell’orario di lavoro.
Se restasse in vigore la direttiva attuale, avremmo però una situazione molto contraddittoria nel seno dell’Unione
.
Sul voto diverso registrato all’interno del gruppo Pdl, tra Fi, Lega e An: “Non è bello che abbiano votato diversamente“, ha detto Sacconi. “ Ma francamente se le occasioni di divergenza sono queste, mi preoccupa fino ad un certo punto“.

Si tratta, secondo il segretario confederale della Cisl Giorgio Santini, “di una ottima notizia per la ripresa della costruzione di un’Europa sociale”.
E’ “stata bloccata la decisione di esportare ed istituzionalizzare l’opt out individuale sull’ orario di lavoro che avrebbe potuto costringere i lavoratori europei ad orari settimanali di 60-65 ore. La mobilitazione europea del sindacato è stata decisiva, ora vigileremo sul negoziato di conciliazione tra Parlamento, Consiglio e Commissione
“.

Secondo il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni si tratta di: “Un risultato straordinario, superiore ad ogni aspettativa, che conferma, dopo la grande manifestazione di ieri, la giustezza dell’iniziativa sindacale e che dimostra quanto fosse sbagliato il provvedimento della Commissione“.

(PaRa)

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