Microplastiche, da inizio anno stop a quelle contenute nei prodotti per la cura e l’igiene personale

In Italia, dal 1 gennaio 2020, non possono più essere messi in commercio prodotti cosmetici per la cura e l’igiene della persona con piccoli e piccolissimi frammenti di plastica che impattano sulle acque e sul suolo.

Nel 2017, anche a seguito di un appello lanciato da alcune associazioni ambientaliste, il Parlamento italiano con un emendamento alla legge di Bilancio 2018 aveva introdotto il divieto di mettere in commercio prodotti cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente contenenti microplastiche, posticipandone l’entrata in vigore a gennaio 2020.

Da tale data, pertanto, non è più possibile vendere prodotti per la cura della persona che contengano piccoli e piccolissimi frammenti di plastica di grandezza inferiore a 5 millimetri. Questi infatti non vengono trattenuti dai più comuni sistemi di depurazione e finiscono quindi direttamente in mare oppure nei fanghi di depurazione utilizzati in agricoltura.

Già nel 2016, il Rapporto Frontiers dell’UNEP aveva lanciato l’allarme, inserendo l’inquinamento da microplastiche negli oceani tra le minacce ambientali emergenti anche se quelle che vengono intenzionalmente inserite nei prodotti cosmetici rappresentano solo una parte di tutte le microplastiche presenti nei mari. Secondo alcuni studi esse costituiscono una quota compresa tra lo 0,01% e il 4,1% del totale, secondo altre fonti invece sono una percentuale compresa tra lo 0,01% e l’1,5% sul totale delle fonti.

L’UNEP, in un rapporto del 2015, stimava che si riversava ogni giorno nei mari europei fino a 24 tonnellate di “polvere” di plastica derivata dall’uso di cosmetici, per un totale di 8.600 tonnellate l’anno.

L’Italia non è l’unico paese ad avere introdotto questo tipo di divieto, altri paesi europei e non hanno mostrato di essere sensibili a questa problematica.

In Francia è stato introdotto l’anno scorso, nel 2019, il divieto all’impiego di microplastiche nei prodotti da risciacquo ad azione esfoliante o detergente, a eccezione di quelli biobased o non persistenti.

Nel Regno Unito sono state presentate quattro proposte legislative che interessano Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord. A partire dal 1° gennaio 2018, in Inghilterra e in Scozia è cessata la produzione di cosmetici e prodotti per la cura della persona contenenti microbeads come stabilizzanti ed esfolianti, mentre dal giugno dell’anno scorso il divieto è stato esteso anche alla vendita di questi prodotti; linea adottata poco dopo dal Parlamento gallese.

In Svezia sono state introdotte limitazioni e divieti che scatteranno nel 2020 (dovrebbero essere scattate il 1° gennaio 2020), sempre per prodotti destinati alla cura della persona (dai dentifrici ai gel doccia fino alle creme per il corpo).

In Belgio si è privilegiata la strada degli accordi volontari con i produttori.

In Danimarca, il divieto ai cosmetici da risciacquo con microplastiche risulta temporaneo, in attesa della normativa UE.

Fuori dall’Europa, il primo a muoversi per arginare il fenomeno è stato il Governo statunitense con il Microbead-Free Waters Act 2015, emanato dal Presidente Barack Obama, che vieta ai produttori di cosmetici da risciacquo di aggiungere intenzionalmente le microplastiche.

Fonte: ARPAT

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