Il Piano operativo di pronto intervento per la difesa del mare e delle zone costiere dagli inquinamenti accidentali da idrocarburi e altre sostanze nocive, decretato dal Ministero dellAmbiente e della difesa del mare e del territorio a 25 anni di distanza dal precedente Piano approvato nel 1987 dal Ministero della Marina Mercantile, aggiorna le procedure di intervento in caso di inquinamenti causati da incidenti e rappresenta uno strumento per il coordinamento delle operazioni di lotta agli inquinamenti accidentali e deliberati nelle acque territoriali nazionali, nelle zone di protezione ecologica e anche nellalto mare, quando sia presente una reale minaccia per gli interessi nazionali.
Si tratta di un tema di notevole importanza ed attualità, come testimonia anche il recente rapporto dell’UNEP (l’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente) – vedi ARPATnews 040-13 – nel quale si trova questa immagine che raffigura una stima, sulla base dei rilievi satellitari, delle possibili fuoriuscite di petrolio nel Mediterraneo.
Nel Piano, che disciplina tra laltro le misure procedurali di supporto economico e finanziario da mettere in atto a livello centrale per sostenere gli interventi da realizzare in ambito locale (riconoscimento del debito, compensazione dei danni, ecc.), sono anche definite le competenze delle autorità chiamate a intervenire in caso di incidente marino, comprese quelle della flotta antinquinamento del Ministero, che potrà essere impiegata dalle autorità marittime.
Nel documento vengono, ancora, indicate le tipologie di emergenza e le situazioni operative per il recupero e lo smaltimento degli inquinanti, che variano a seconda delle zone interessate, sia di costa che di mare