Ministero dell’Ambiente, verso una strategia italiana per l’Artico

Pubblicato il documento “Verso una strategia italiana per l’Artico” redatto grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico, del Ministero degli Affari Esteri nonché della comunità scientifica e del settore privato. Il documento riassume le origini, l’evoluzione e gli obiettivi della presenza nazionale in una regione sempre più al centro dell’attenzione della comunità internazionale.

Pubblicata, per la prima volta nel nostro Paese, la Strategia italiana per l’Artico. Il documento – redatto grazie al contributo del Ministero dell’Ambiente, del Ministero dello Sviluppo Economico, della comunità scientifica e del settore privato e al coordinamento del Ministero degli Affari Esteri – riassume le origini, l’evoluzione e gli obiettivi della cooperazione italiana con l’Artico.

Inaugurata quasi un secolo fa dalle esplorazioni del Duca degli Abruzzi e del Comandante Nobile, la presenza italiana nell’Artico è stata suggellata nel maggio 2013 dall’ammissione, in qualità di osservatore, del nostro Paese ai lavori del Consiglio Artico: il Forum internazionale per lo sviluppo ambientale, sociale ed economico della Regione Artica.

La dimensione ambientale costituisce una parte essenziale della Strategia italiana per l’Artico che, a tal proposito, chiarisce che: “azioni e strumenti dovranno concentrarsi su alcune tematiche ambientali di prioritaria importanza per l’ambiente artico, tra cui: protezione della biodiversità, prevenzione dell’inquinamento atmosferico, lotta ai cambiamenti climatici, protezione del mare e gestione integrata delle zone costiere ma anche di qualità delle acque, gestione delle risorse naturali e rischi ambientali connessi al trasporto marittimo, all’attività turistica, alle attività estrattive e alle attività portuali”.

E’ possibile cogliere a pieno l’importanza della nuova Strategia se si considera che l’Artico è una delle regioni più vulnerabili al riscaldamento climatico e al tempo stesso cruciali per l’intero ecosistema globale: basti pensare che lo scioglimento dei giacchi provoca, a propria volta, un aumento della temperatura globale e l’innalzamento del livello dei mari.

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