Morti per amianto Olivetti: aperto fascicolo bis dopo la notifica di 39 avvisi di chiusura indagini agli ex-manager

I 6 casi del fascicolo bis si aggiungono ai 15 per i quali sono stati notificati 39 avvisi di chiusura indagini

Morti per amianto Olivetti: aperto fascicolo bis dopo la notifica di 39 avvisi di chiusura indagini agli ex-manager

Omicidio colposo e lesioni: queste le accuse mosse dalla procura di Ivrea ai vertici che hanno guidato la società a partire dagli anni Sessanta.

Il procuratore capo Giuseppe Ferrando: “carenze nella prevenzione”

C’è un secondo fascicolo nell’inchiesta sulle vittime da amianto alla Olivetti. Lo ha aperto la procura di Ivrea e vi stanno confluendo altri casi di patologie di sospetta origine professionale. Almeno sei, che si aggiungono ai 15 – la morte di quattordici persone e la gravissima malattia di una quindicesima – per i quali nei giorni scorsi è stato notificato il rituale avviso di conclusione delle indagini a 39 ex manager dell’azienda. Non una nuova inchiesta, dunque, ma una “Olivetti bis”, per non rallentare il corso del procedimento principale e, al tempo stesso, proseguire gli accertamenti.

Ad essere colpiti dalle patologie per le quali i magistrati eporediesi indagano, ovvero mesotelioma pleurico e mesotelioma peritoneale, sono anche in questo caso lavoratori della Olivetti adibiti a varie mansioni, dal montaggio delle macchine da scrivere alla manutenzione delle macchine utensili, ma anche verniciatura e altro. Secondo le indagini, le fibre di amianto – presenti nel talco utilizzato per alcune operazioni e soprattutto in vari punti degli stessi capannoni, fra le tubature a vista e i rivestimenti di pareti e soffitti – si disperdevano negli ambienti di lavoro anche a causa di quella che il procuratore capo di Ivrea, Giuseppe Ferrando, ha definito “carenza di prevenzione”.

Omicidio colposo e lesioni colpose i reati ipotizzati nel fascicolo bis, gli stessi che compaiono nell’avviso di chiusura indagine notificato giovedì scorso a 39 persone che, a partire dagli anni Sessanta, hanno ricoperto incarichi di vertice nella società e nelle sue articolazioni. Tra loro anche Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione tra il 1978 il 1996, suo fratello Franco, i figli Marco e Rodolfo, l’ex ministro Corrado Passera e l’imprenditore Roberto Colaninno.

L’accusa: numerose violazioni delle norme. L’indagine traccia un quadro caratterizzato da numerose violazioni delle norme in materia di sicurezza nella storica fabbrica di macchine da scrivere, fondata nel 1908 da Camillo Olivetti e diventata successivamente una pioniera nel campo dell’elettronica e dell’informatica. Secondo i magistrati, che insistono soprattutto sul ritardo degli interventi messi in atto dall’azienda per tutelare la salute dei propri lavoratori, la manutenzione non era accurata, le fibre si disperdevano nell’ambiente e gli operai, privi di adeguate informazioni, non venivano dotati di mezzi di protezione personale sufficienti.

La difesa: misure adeguate alle conoscenze dell’epoca. In una nota diffusa dal suo portavoce, Carlo De Benedetti ha difeso il suo operato ribadendo “con forza” la propria “totale estraneità ai fatti” e ha spiegato di attendere “con fiducia le prossime fasi del procedimento nella convinzione che all’esito di questa complessa indagine svolta dai pubblici ministeri, una volta al vaglio del giudice, possano essere chiariti i singoli ruoli e le specifiche funzioni svolte all’interno dell’articolato assetto aziendale della Olivetti”. De Benedetti, inoltre, ha sottolineato che nel periodo della sua permanenza in azienda, “l’Olivetti ha sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell’epoca”.

Fonte: INAIL

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