Operai edili e carcinoma del cavo orale

Un progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra l’Inail e il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali dell’Università Sapienza di Roma ha testato la salute del cavo orale di 677 lavoratori dell’edilizia di Roma e provincia.

I lavoratori edili di Roma e provincia hanno una scarsa conoscenza dei segni iniziali del carcinoma del cavo orale (50%), e un alto tasso di abitudini potenzialmente dannose per la salute della bocca, quali il fumo (43,8%) e il consumo di alcool (57%). Inoltre il 18,6% del campione ha una diagnosi di patologie del cavo orale, tra le più comuni: la cheratosi attinica labiale (2,9%), l’abitudine all’automorsicamento (2,5%), la stomatite nicotinica (2.3%), la lingua fissurata (1,88%), il fibroma traumatico e dell’ulcera traumatica (1,46%). E’ la fotografia scattata dal progetto di ricerca pilota nato dalla collaborazione tra l’Inail e il Dipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali dell’Università Sapienza di Roma, che ha testato la salute del cavo orale di 677 lavoratori dell’edilizia di Roma e provincia di varie etnie, con una prevalenza di soggetti di origine europea (in maggioranza albanesi e rumeni) e italiana.

La ricerca, presentata il 25 giugno alla Sapienza in occasione della giornata dedicata alla prevenzione e terapia del carcinoma del cavo orale, evidenzia luci e ombre sulla conoscenza da parte di questa categoria di lavoratori, esposta ad alcuni fattori di rischio oncologico, dell’igiene orale in generale e del tumore del cavo orale in particolare. “Le risposte dei lavoratori al questionario – spiega Antonella Polimeni, ordinario di Odontoiatria pediatrica all’università Sapienza di Roma – hanno messo in evidenza una discreta conoscenza dei tumori maligni della bocca, dei fattori di rischio e delle misure di prevenzione da adottare, con una percentuale di risposte corrette superiore al 50% in tutte le domande” – ma aggiunge Polimeni – i lavoratori esaminati mostravano una scarsa conoscenza dei segni iniziali della neoplasia, con una percentuale di risposte inferiore al 50% e con una differenza statisticamente significativa rispetto a quelle precedenti. Il grado di istruzione, inoltre, non influenzava l’esito della nostra indagine, come si evince dal confronto delle risposte corrette tra italiani (livello di istruzione minore) ed europei (livello di istruzione maggiore)”.

Fonte: Adnkronos

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