Un giro d’affari considerevole che sottrae risorse all’economia sana e danneggia l’ambiente e i cittadini, considerando che circa la metà dei sacchetti sono illegali, un volume pari a circa 40 mila tonnellate di plastica e una perdita per la filiera legale dei veri shopper bio pari a 160 milioni di euro di cui 30 solo per evasione fiscale. Una filiera nera che danneggia chi produce correttamente bioplastiche compostabili e disincentiva gli investimenti nel settore. Il tutto senza considerare i gravi danni all’ambiente e al mare, oltre all’aggravio dei costi di smaltimento dei rifiuti quantificato in 50 milioni di euro.
Con la campagna #UnSaccoGiusto, presentata il 9 giugno 2016 a Roma, si vogliono chiamare all’azione anche i singoli cittadini che sul sito di Legambiente potranno segnalare le illegalità e gli esercizi dove vengono usati shopper non a norma.
“La legge italiana sulle buste di plastiche è innovativa e straordinaria, diventata esempio in Europa – spiega Rossella Muroni Presidente di Legambiente – Purtroppo proprio perché incide su un comparto produttivo molto importante è diventata terreno d’azione delle ecomafie che inquinano il mercato legale e impongono i loro prodotti soprattutto negli esercizi commerciali al dettaglio o nei mercati rionali. Del resto produrre fuori legge costa la metà: un chilogrammo di bioplastica costa circa 4 euro, mentre un chilogrammo di materiale in polietilene ne costa due. Sul mercato però vengono venduti allo stesso prezzo, rendendo alla filiera illegale grandi guadagni. Proprio ieri il Ministro Galletti insieme alla Guardia di Finanza ha denunciato alcuni sequestri nel sud d’Italia, dimostrando che l’azione di contrasto delle Forze dell’Ordine è la strada maestra per fermare questi odiosi crimini che bloccano il futuro del nostro paese”.