Presentata nella giornata inaugurale di Ecomondo la “Relazione sullo stato della Green Economy” in Italia

La terza “Relazione sullo stato della Green Economy” presentata dagli Stati Generali aggiorna l’analisi delle tematiche strategiche della Green Economy: le emissioni di gas serra, l’efficienza e il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, l’economia circolare, l’ecoinnovazione, l’agricoltura di qualità ecologica, il capitale naturale e la mobilità sostenibile.

La terza “Relazione sullo stato della Green Economy” in Italia, presentata nella giornata inaugurale degli Stati Generali della Green Economy, promossi dal Consiglio Nazionale della Green Economy composto da 66 organizzazioni di imprese con il supporto della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il 7 novembre a Rimini all’interno di Ecomondo, aggiorna l’analisi delle tematiche strategiche della green economy: le emissioni di gas serra, l’efficienza e il risparmio energetico, le fonti rinnovabili, l’economia circolare, l’ecoinnovazione, l’agricoltura di qualità ecologica, il capitale naturale e la mobilità sostenibile.

ENERGIA E CLIMA. Le emissioni di gas serra in Italia dopo l’aumento del 2015, sono calate nel 2016, ma le previsioni del 2017 sembrerebbero indicare un nuovo aumento, in particolare nel settore elettrico. Gli impatti del cambiamento climatico in Italia sono rilevanti e in peggioramento: il 2017 si ricorderà come il secondo anno più caldo dal 1880 e l’Istat dice che i ghiacciai alpini negli ultimi 40 anni hanno già perso quasi la metà dei propri volumi. I consumi energetici dopo un lungo periodo di calo nel 2015 e nel 2016 hanno ripreso ad aumentare, in particolare quelli di gas. Il Piano nazionale per l’efficienza energetica del 2014 indicava come obiettivo di riduzione dei consumi energetici tra il 2011 e il 2020 di 15,5 Mtep: al 2015 il risparmio conseguito è stato di 6 Mtep, circa il 40% del target in cinque anni. Con i trend attuali non si raggiungerà l’obiettivo fissato al 2020. Nel 2015 l’Italia ha superato il suo obiettivo di quota di rinnovabili sul consumo interno lordo con il 17,5%, a fronte di una media europea del 16,7%. Tuttavia occorre prestare attenzione al settore elettrico, che rappresenta circa il 40% di tutte le rinnovabili, nel 2017 si sta registrando la prima flessione assoluta a causa di un forte calo della produzione idroelettrica e dell’eolico. Sintomatico anche il calo degli investimenti nelle rinnovabili, da 3,6 miliardi nel 2013 a soli 1,7 nel 2016.

ECONOMIA CIRCOLARE. Il pianeta rifiuti a 20 anni dal D.Lgs 22/97 ha realizzato un profondo cambiamento: vent’anni fa finiva in discarica l’80% dei rifiuti urbani e la raccolta differenziata e il riciclo erano inesistenti; oggi in discarica va il 25% (alcune regioni come Lombardia e Friuli Venezia Giulia sono al 4% di smaltimento in discarica), la raccolta differenziata ha raggiunto nel 2016 il 52,5% e il riciclo è al 47,7%, con i nuovi criteri di calcolo del DM 26 maggio 2016. La gestione dei rifiuti conta 5.000 imprese che occupano 120.000 dipendenti e fatturano diverse decine di miliardi. La geografia della raccolta differenziata resta però molto variegata: in Trentino Alto Adige si è arrivati al 65% e la Sicilia è restata al 12,8% e tra le città si va dal 5% di Siracusa e Vibo Valentia, poco più di 20 kg di rifiuti urbani avviati a riciclo per ogni abitante, fino all’83% di Treviso.

RICERCA E SVILUPPO. La spesa pubblica in R&S ai fini ambientali è diminuita del 5,8% nel 2015 rispetto al 2014, a fronte di un aumento dell’8,7% nell’eurozona. Nella spesa in R&S per l’ambiente pro capite siamo quindi scesi al 10° posto in Europa, con 8,7 euro, a fronte di una media di 15,6 nell’eurozona. Buone performance invece per il labelling ambientale dove l’Italia con 351 licenze ecolabel è seconda solo alla Germania.

AGRICOLTURA DI QUALITÀ. L’agricoltura italiana di qualità ecologica ha ricevuto un positivo impulso da Expo 2015. Nel 2015 il 12% della superficie agricola utilizzata in Italia è coltivata in modo biologico, la maggiore estensione in Europa (7,9% Spagna, 6,5% Germania e 5% Francia) e nel 2016 è cresciuta del 20,3% rispetto all’ anno precedente. L’Italia è poi il secondo esportatore mondiale di biologico dopo gli USA ed è in testa anche per prodotti agroalimentari certificati nel 2016, con ben il 27,5% del totale europeo, davanti alla Francia con il 22,6%.

CAPITALE NATURALE (…)

MOBILITÀ SOSTENIBILE (…)

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