Protezione del lavoro al videoterminale

La Sentenza della Corte di giustizia europea del 24 ottobre condanna l’Italia per trasposizione incompleta della direttiva 90/270/CEE

Ancora una volta la Repubblica Italiana è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea per aver contravvenuto, anche se solo in parte, nel recepimento e quindi nell’ attuazione delle direttive della Comunità europea. Infatti, questa volta l’ Italia ha contravvenuto in parte alla direttiva 90/70/CEE sulle prescrizioni minime in materia di sicurezza e salute per le attività lavorative svolte su attrezzature munite di videoterminali. Lo ha stabilito la Corte di giustizia europea -sesta sezione -del 24 ottobre 2002 per ” Inadempimento di uno Stato”-Art.9, n.3, della direttiva 90/270/CEE- Protezione degli occhi e della vita dei lavoratori- Dispositivi speciali di correzione in funzione dell’ attività svolta- Trasposizione incompleta. E’ stata la Commissione europea a contestare all’ Italia di aver violato la direttiva perché il decreto legislativo italiano 626 del 1994, all’ art. 55, non contiene disposizioni che garantiscano espressamente ai lavoratori il diritto di ricevere ” disposizioni speciali di correzione in funzione dell’ attività svolta” qualora ciò risulti necessario in seguito ad esami svolti e non sia possibile utilizzare dispositivi di correzione normali. La Commissione ha sottolineato che, trattandosi della protezione della sicurezza e della salute dei lavoratori, il diritto ad ottenere tali dispositivi dovrebbe invece essere definito con assoluta chiarezza. Malgrado il Governo italiano abbia sostenuto che l’ obbligo del datore di lavoro di fornire al lavoratore adeguate misure di protezione individuale sia risultante dalla legge 422 del 2000 ( che corregge l’ articolo 55 del decreto legislativo 626/94 )la Corte ha comunque condannato l’ Italia perché la legge è stata adottata oltre un anno dopo lo scadere del termine di due mesi previsto nel parere della Commissione

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