Pubblicato il rapporto annuale 2023 sulla pena di morte nel mondo di Amnesty International

Il rapporto “Condanne a morte ed esecuzioni 2023” di Amnesty International evidenzia che nell’anno passato, almeno 1.153 persone sono state messe a morte in 16 stati: è la cifra più alta registrata dal 2015. Il dato non include le migliaia di esecuzioni che si ritiene possano essere state eseguite in Cina.

 

Il numero delle esecuzioni registrate nel 2023 è il più alto da quasi un decennio. Nonostante questo aumento, il numero degli stati che hanno eseguito condanne a morte ha raggiunto un minimo storico. Le condanne alla pena capitale sono state 2.428, il 20% in più rispetto al 2022.
Alcuni numeri sul fenomeno: 1.153 esecuzioni (record dal 2015); 16 gli stati che hanno eseguito condanne a morte; 144 gli stati che hanno abolito a livello legislativo o nella pratica la pena di morte; 4 gli stati che hanno messo a morte delle donne (Cina, Iran, Arabia Saudita e Singapore).

La pena di morte è stata abolita in più della metà degli stati del mondo: 112 stati sono totalmente abolizionisti, 23 stati sono considerati abolizionisti di fatto perché non eseguono condanne a morte da almeno 10 anni o hanno assunto l’impegno a livello internazionale a non ricorrere alla pena capitale; altri nove stati hanno cancellato la pena di morte per i reati ordinari. In totale, dunque, 144 stati hanno abolito la pena di morte nella legge o nella prassi; 55 stati la mantengono in vigore, ma quelli che eseguono condanne a morte sono un terzo.

Quasi il 90% delle esecuzioni registrate ha avuto luogo in soli due paesi del Medio Oriente e Africa del Nord: in Iran (74%) e in Arabia Saudita (14%). Negli Usa i progressi degli ultimi anni hanno segnato il passo. Altri passi indietro sono stati registrati nell’Africa subsahariana, dove sono aumentate sia le condanne a morte che le esecuzioni. Il dato non tiene conto delle migliaia di condanne a morte presumibilmente eseguite in Cina.

Il diritto internazionale dei diritti umani stabilisce che le esecuzioni dovrebbero limitarsi ai “reati più gravi”, ma gli illeciti per i quali è prevista la pena di morte sono molteplici e profondamente diversi da stato a stato: la maggior parte dei mantenitori la prevede per l’omicidio, altri per terrorismo o reati contro l’ordine costituito, altri ancora per apostasia o reati a sfondo religioso. In alcuni stati, si può essere condannati a morte per adulterio o per aver stretto una relazione omosessuale, anche se consensuale.
Esistono ordinamenti giuridici che prevedono la pena più crudele anche per reati comuni come il traffico di droga.
Esecuzioni per reati di droga sono state registrate in Cina (sebbene non se ne conosca il numero), Iran (481), Arabia Saudita (19), e Singapore (5), Kuwait (1) e hanno costituito il 44% del totale delle esecuzioni registrate da Amnesty International nel 2023.

Fonte: Amnesty International

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