Rapporto EEA 2016 “Le energie rinnovabili in Europa: la crescita recente e gli effetti a catena”

L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato il nuovo rapporto “Renewable energy in Europe 2016: recent growth and knock-on effects” dove emerge una diminuzione dell’uso di combustibili fossili e una crescita dell’utilizzo di energie rinnovabili.

L’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha pubblicato il nuovo rapporto “Renewable energy in Europe 2016: recent growth and knock-on effects”. Dal Rapporto emerge un dato significativo: diminuisce l’uso di combustibili fossili e crescono le fonti di energia pulita (eolica, solare e biomassa).

Qualche numero: la quota di energia rinnovabile è aumentata dal 14,3% nel 2012 al 15% nel 2013. L’Agenzia per l’ambiente, sulla base dei dati preliminari 2014, stimava un ulteriore incremento della quota di energie rinnovabili sino al 15,2%. In realtà, la tendenza al rialzo si è rivelata superiore alle aspettative, attestandosi sul 16%, dato poi confermato da Eurostat.

Il maggiore consumo di energia pulita (rispetto ai livelli del 2005), ha consentito una conseguente riduzione nella domanda di combustibili fossili pari a 110 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2013, portando a una diminuzione complessiva lorda di emissioni di anidride carbonica di circa 362 milioni di tonnellate (Mt).
Nel 2013 e 2014, il combustibile fossile maggiormente interessato dalla sostituzione con fonti rinnovabili è stato il carbone (circa il 45% dell’intera quota di combustibile fossile evitato), seguito dal gas naturale (circa il 29%).

La percentuale di adozione di energie rinnovabili varia comunque molto negli Stati membri: si va da paesi che nel 2013 avevano valori superiori al 30% del consumo finale lordo di energia, come Svezia (52,1%), Lettonia (37,1%) e Finlandia (36,8%), ad altri che non hanno raggiunto il 5%, come Lussemburgo (3,6%), Malta (3,8%) e Paesi Bassi (4,5%).
La più alta riduzione di combustibili fossili ad uso domestico, a partire dal 2005, è stata registrata in Germania, Italia e Spagna.

Questi numeri dimostrano che perseguire questa direzione, oltre a essere complementare alle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici, gioca un ruolo chiave nella transizione energetica europea. In altre parole: le energie rinnovabili rappresentano un punto di forza su cui contare e investire. E investire in energia pulita e sulle tecnologie per produrla significa anche creare occupazione.

Nel periodo 2005-2014, l’Europa ha destinato al settore delle rinnovabili le quote di investimento più elevate a livello mondiale. I finanziamenti pubblici per ricerca e sviluppo, invece, tra il 2005 e il 2013 sono aumentati, ma a un ritmo più lento rispetto al passato.
Ora più che mai è indispensabile non perdere il vantaggio raggiunto.

Fonte: ARPAE

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