Il Rapporto Health at a glance dcellOCSE (Organizzazione per la Cooperazione allo Sviluppo Economico con sede a Parigi) relativo al 2005 di cui riportiamo la sintesi originale nel link scrive che lItalia spende troppo poco per promuovere la salute dei propri cittadini ed è la cenerentola della prevenzione almeno a livello dei paesi della stessa OCSE.
Il nostro Paese spende troppo poco per promuovere la salute dei propri cittadini e lItalia è decisamente la cenerentola della prevenzione, almeno a livello dei Paesi OCSE. Equanto attesta il Rapporto Health at a glance, recentemente pubblicato, tramite il quale lorganismo con sede a Parigi aggiorna ogni due anni le principali statistiche sulle condizioni di salute dei cittadini dellOCSE: dai rischi sanitari alle risorse destinate per evitarli.
I dati del Rapporto rivelano che lItalia investe in prevenzione appena lo 0,6% della spesa complessiva per la Sanità: un budget lontanissimo da quelli del Canada, ad esempio, che destina invece l(%, dellOlanda (5,5%) e degli USA (3,9%).Ma che viene anche dopo Messico, Turchia e Corea, piazzandosi decisamente al di sotto della media OCSE che si attesta al 2,9% della spesa complessiva in salute.
Health at a glance è un rapporto che contiene analisi e anche qualche avvertimento tra i quali propone proprio quello sulla sulle necessità di investire di più nella prevenzione. Se non si scommette sulla promozione di stili di vita più corretti avverte lOCSE nei prossimi anni saranno a rischio non solo la salute dei cittadini ma anche i conti pubblici. Spendere tutto per tenere aperti gli ospedali e garantire i servizi sul territorio non basta più. Si sostiene addirittura che questa potrebbe rivelarsi una scelta poco saggia, con il rischio di pagare un prezzo troppo salato in futuro per via dei conti sempre più sotto pressione a causa del boom dei costi per gestire le malattie croniche e le loro complicazioni, sempre più diffuse con lallungamento dellaspettativa di vita.
Sul banco degli imputato del Rapporto OCSE finiscono, inoltre, obesità e fumo, tra le principali cause delle malattie cardiovascolari, veri e propri killer delle società del benessere perché colpiscono mortalmente il 38% dei cittadini dei paesi più sviluppati. A questo proposito lOCSE porta a esempio gli Stati Uniti, Canada e Svezia, Paesi la cui severa politica contro il fumo ha convinto, negli ultimi venti anni, oltre il 20% dei fumatori a rinunciare alla sigaretta. Al contrario, per quanto riguarda lobesità, boccia una decina di Paesi (fra il Regno Unito e gli USA) perché oltre il 50% dei loro cittadini è soprappeso.
Note positive per ciò che concerne il nostro Paese, emergono tuttavia proprio quando si affrontano questi ultimi temi. LItalia è fra le nazioni più snelle: gli obesi sono solo l8% della popolazione, mentre ad avere qualche chilo in più sono circa il 33% degli italiani.Viene valutata positivamente la nuova legge contro il fumo e le vaccinazioni degli anziani. Queste ultime note positive per lItalia non sono però sufficienti a considerare positivamente la politica di prevenzione, che è ferma al principio del meglio curare che prevenire.
I dati del Rapporto rivelano che lItalia investe in prevenzione appena lo 0,6% della spesa complessiva per la Sanità: un budget lontanissimo da quelli del Canada, ad esempio, che destina invece l(%, dellOlanda (5,5%) e degli USA (3,9%).Ma che viene anche dopo Messico, Turchia e Corea, piazzandosi decisamente al di sotto della media OCSE che si attesta al 2,9% della spesa complessiva in salute.
Health at a glance è un rapporto che contiene analisi e anche qualche avvertimento tra i quali propone proprio quello sulla sulle necessità di investire di più nella prevenzione. Se non si scommette sulla promozione di stili di vita più corretti avverte lOCSE nei prossimi anni saranno a rischio non solo la salute dei cittadini ma anche i conti pubblici. Spendere tutto per tenere aperti gli ospedali e garantire i servizi sul territorio non basta più. Si sostiene addirittura che questa potrebbe rivelarsi una scelta poco saggia, con il rischio di pagare un prezzo troppo salato in futuro per via dei conti sempre più sotto pressione a causa del boom dei costi per gestire le malattie croniche e le loro complicazioni, sempre più diffuse con lallungamento dellaspettativa di vita.
Sul banco degli imputato del Rapporto OCSE finiscono, inoltre, obesità e fumo, tra le principali cause delle malattie cardiovascolari, veri e propri killer delle società del benessere perché colpiscono mortalmente il 38% dei cittadini dei paesi più sviluppati. A questo proposito lOCSE porta a esempio gli Stati Uniti, Canada e Svezia, Paesi la cui severa politica contro il fumo ha convinto, negli ultimi venti anni, oltre il 20% dei fumatori a rinunciare alla sigaretta. Al contrario, per quanto riguarda lobesità, boccia una decina di Paesi (fra il Regno Unito e gli USA) perché oltre il 50% dei loro cittadini è soprappeso.
Note positive per ciò che concerne il nostro Paese, emergono tuttavia proprio quando si affrontano questi ultimi temi. LItalia è fra le nazioni più snelle: gli obesi sono solo l8% della popolazione, mentre ad avere qualche chilo in più sono circa il 33% degli italiani.Viene valutata positivamente la nuova legge contro il fumo e le vaccinazioni degli anziani. Queste ultime note positive per lItalia non sono però sufficienti a considerare positivamente la politica di prevenzione, che è ferma al principio del meglio curare che prevenire.
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