Rapporto sulla non autosufficienza in Italia-2010.

Il 21 luglio 2010 è stato presentato a Roma dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, e dal Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, il Rapporto 2010 sulla non autosufficienza.

Il Rapporto si configura come strumento utile al confronto tra Governo, Regioni e organizzazioni sociali con l’obiettivo di promuovere in tutto il Paese modelli socio-sanitari assistenziali integrati, capaci di coniugare le esigenze di sostenibilità finanziaria con quelle di una più efficace inclusione delle persone non autosufficienti.

In Italia ci sono almeno 2,6 milioni di persone non autosufficienti, ossia non autonome nel camminare, mangiare, lavarsi, nello svolgere insomma le normali funzioni quotidiane.

Un problema, quello della non autosufficienza, che riguarda una famiglia su 10 e che inevitabilmente sarà sempre più rilevante viste le previsioni sul progressivo invecchiamento della popolazione e sul futuro aumento dei costi di assistenza.
La spesa pubblica –nell’anno 2007 – per l’assistenza continuativa a persone non autosufficienti ammonta a 17,3 miliardi di euro, pari a 1,13% del Pil.
La ripartizione della spesa pubblica per componente di spesa, evidenzi un fenomeno di assoluto rilievo: la spesa per prestazioni monetarie (indennità di accompagnamento, bonus, voucher) è circa la metà del totale e pari alla somma della spesa per servizi residenziali e domiciliari.

Il rapporto individua due Italie: il Nord con setting assistenziali che guardano all’Europa e beneficiano della presenza di reti assistenziali integrate, il Lazio e il Sud con servizi presenti in modo sporadico, non strutturati in rete e spesso insufficienti. A supplire alle carenze è la famiglia o ricoveri ospedalieri impropri.
Le problematiche relative alla spesa sanitaria e socio-sanitaria e la necessità di individuare soluzioni al fine di ottimizzare e razionalizzare l’uso delle risorse, pur nell’irrinunciabile rispetto degli obiettivi di equità, efficacia e di tutela della salute dei cittadini, sono da anni al centro del dibattito scientifico e politico, nazionale e internazionale.

In tale contesto, in particolare negli ultimi anni, gran parte del mondo politico e degli studiosi del settore, hanno iniziato a guardare con grande interesse alla materia delle forme integrative di assistenza sanitaria e sociosanitaria.
Il problema della non autosufficienza è stato affrontato in alcuni Paesi con l’istituzione di fondi dedicati: in Germania è attivo dal 1995 un fondo obbligatorio basato sui contributi dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Nei Paesi Bassi, il Fondo per la non autosufficienza, istituito nel 1968, assiste 588.000 persone, cioè il 3,6% della popolazione.

In Francia, è stato introdotto, a partire dal 2002, limitatamente ai cittadini al di sopra del 65esimo anno di età, finanziato in parte con la fiscalità generale, in parte dai dipartimenti regionali e che prevede comunque una compartecipazione al costo, proporzionato al reddito, da parte dei cittadini che accedono ai servizi.
In Italia, quindi, considerata ancora l’esiguità di risorse pubbliche destinate a sostenere la disa abilità e la non autosufficienza, è proprio nel settore del sociale e della non autosufficienza che i fondi integrativi possono svolgere un ruolo determinante.

(LG-FF)

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