Rapporto SVIMEZ 2009 sull’economia del Mezzogiorno.

Il 16 luglio scorso è stato presentato a Roma il Rapporto SVIMEZ 2009– Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno – sull’economia del Mezzogiorno dal quale risulta, fra l’altro, che in dieci anni sono emigrate dal Sud 700mila persone, soprattutto, dal 1997 al 2008, da Campania, Puglia e Sicilia.

Tra il 1997 e il 2008 circa 700 mila hanno abbandonato il Mezzogiorno. E’questo uno dei dati più preoccupanti evidenziati nel “Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2009” presentato dallo Svimez. “Caso unico in Europa – sottolinea l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – l’Italia continua a presentarsi come un Paese spaccato in due sul fronte migratorio: a un Centro-nord che attira e smista flussi al suo interno risponde un Sud che espelle giovani e manodopera senza rimpiazzarla con pensionati, stranieri o individui provenienti da altre regioni”.

I posti di lavoro nel Mezzogiorno, in particolare, “sono in numero assai inferiore a quello degli occupati. Ed è la carenza di domanda di figure professionali di livello medio – alto a costituire la principale spinta all’emigrazione”. Così nel 2008 il Sud ha perso oltre 122 mila residenti a favore del Centro – Nord, a fronte di un rientro di circa 60 mila persone. Oltre l’87% delle partenze ha origine in Puglia (-12.200) e Sicilia (-11.600). Nel 2008 poi – spiega lo Svimez –sono stati 173 mila gli occupati residenti nel Sud ma con un posto di lavoro al Centro – Nord o all’estero, 23 mila in più del 2007 (+ 15,3%). Sono i pendolari di lungo raggio, cittadini a termine che rientrano a casa nel weekend o un paio di volte al mese.

Sono giovani e con un livello di studio medio –alto: l’80% ha meno di 45 anni e quasi il 50% svolge professioni di elevato livello (il 24% è laureato). Spesso sono maschi, single, dipendenti full – time in una fase transitoria della loro vita, come l’ingresso o l’assestamento nel mercato del lavoro. Le Regioni che attraggono maggiormente i pendolari – secondo il rapporto – sono Lombardia, Emilia – Romagna e Lazio. E’da segnalare però la crescita dei pendolari meridionali verso altre province del Mezzogiorno, pur lontane dal luogo d’origine: 60mila nel 2008 (erano 24mila nel 2007). Rispetto ai primi anni 2000, poi, sono aumentati i giovani meridionali trasferiti al Centro – Nord dopo il diploma che si sono laureati lì e lavorano lì, mentre sono diminuiti i laureati negli atenei meridionali in partenza dopo la laurea in cerca di lavoro. In vistosa crescita le partenze dei laureati “eccellenti”: nel 2004 partiva il 25% dei laureati meridionali con il massimo dei voti; tre anni più tardi la percentuale è balzata a quasi il 38%.

La mobilità geografica a Sud – Nord – conclude lo Svimez – permette una mobilità sociale. I laureati meridionali che si spostano dopo la laurea al Centro – Nord vanno incontro a contratti meno stabili rispetto a chi rimane, ma uno stipendio più alto. Il 50% dei giovani “immobili al Sud” non arriva a 1.000 euro al mese, mentre il 63% di chi è partito dopo la laurea guadagna tra i 1.000 e 1.500 euro e oltre il 16% più di 1.500 euro.

La crisi economica può essere messa alle nostre spalle attraverso il superamento degli squilibri territoriali tra Nord e Sud, passaggio necessario per utilizzare pienamente tutte le potenzialità del Nostro Paese. Lo ha chiesto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato al Presidente dell’Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno, Nino Novacco, in occasione della presentazione del “Rapporto SVIMEZ 2009 sull’economia del Mezzogiorno”del quale riportiamo nel link la sintesi.

(LG-FF)

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