Regioni: audizione al Senato su amianto e malattie professionali

Si è tenuta il 12 maggio al Senato un’audizione di fronte alla “Commissione Parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali” di una delegazione tecnica della Conferenza delle Regioni e delle province autonome. Nel corso dell’incontro è stato illustrato un documento approvato dalla Conferenza delle Regioni dedicato al tema delle malattie professionali connesse all’utilizzo dell’amianto.

“Il picco di utilizzo dell’amianto si è avuto tra gli anni ‘70 e ‘80” – si legge nel documento ed “oggi si evidenziano gli effetti dell’esposizione avvenuta in quegli anni”.
L’esposizione dei lavoratori all’amianto e indirettamente della popolazione è stata caratterizzata da differenti livelli espositivi, progressivamente decrescenti a partire dalla metà degli anni ’80” e “con gli anni i livelli di esposizione professionale sono scesi progressivamente passando da livelli di esposizione pari a 5 ff/cc (fibre per centimetro cubo d’aria) […] ai livelli attuali di 0,1 ff/cc indicati nel D.Lgs 81/08. L’elevata esposizione lavorativa avvenuta antecedentemente gli anni 90 è, quindi, la ragione dell’epidemia di malattie professionali da amianto che oggi registriamo in Italia. Epidemia, che si caratterizza annualmente per un numero di decessi per malattie professionali pari agli infortuni sul lavoro e che in questi anni dovrebbe avere raggiunto il culmine della curva secondo i ricercatori del Registro Nazionale Mesoteliomi, Inail – Regioni. La legge n. 257/92 ha sancito In Italia il divieto di estrazione, vendita e utilizzo di amianto e materiali contenenti amianto. Pertanto, dopo il 1992, i soggetti che restano potenzialmente esposti per motivi professionali sono: i lavoratori che operano in strutture, edifici e impianti in cui erano già presenti, e sono rimasti in opera, manufatti contenenti amianto; i lavoratori che sono attualmente adibiti alla bonifica di tali materiali con le modalità previste dalla stessa legge 257/92 e dai decreti legislativi sulla sicurezza sul lavoro che si sono susseguiti nel tempo. Ad oltre 20 anni dalla data del divieto d’uso e vendita dell’amianto, riteniamo di poter affermare che le lavorazioni e i siti industriali che sono causa dell’epidemia di mesoteliomi e di altre patologie amianto correlate, nella grande maggioranza dei casi non sono più esistenti o, quantomeno, sono stati messi in sicurezza. Tuttavia, si registra ancora – sottolinea il documento delle Regioni – una larga diffusione sul territorio di siti contenenti materiali nei quali sono presenti fibre di amianto; detti materiali, in genere di origine antropica, sono realizzati prevalentemente in matrice compatta, spesso non rientranti in categorie di gravità di rischio tali da giustificare interventi di bonifica urgenti, ma comunque di valenza significativa, se valutati introducendo il criterio della diffusione del rischio”.
Le politiche che le Regioni hanno adottato sono state indirizzate alla garanzia di due obiettivi generali:
-ricerca delle patologie da amianto e sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti;
– prevenzione e vigilanza sugli insediamenti e sui lavori di bonifica dell’amianto per la tutela degli addetti e della popolazione”.

Così come previsto dal “Piano Nazionale di Prevenzione 2014-18 approvato in sede di Intesa Stato-Regioni del 13 novembre 2014”, inoltre – sottolinea la Conferenza delle Regioni – “corrispondono agli obiettivi indicati nella bozza Piano Nazionale Amianto”. Ma “il Piano Nazionale Amianto non è ancora approvato in Conferenza Stato- Regioni per il parere negativo espresso dal Ministero dell’Economia e Finanza il 13 gennaio 2015”. “Il picco di utilizzo dell’amianto si è avuto tra gli anni ‘70 e ‘80” – si legge nel documento ed “oggi si evidenziano gli effetti dell’esposizione avvenuta in quegli anni”.
L’esposizione dei lavoratori all’amianto e indirettamente della popolazione è stata caratterizzata da differenti livelli espositivi, progressivamente decrescenti a partire dalla metà degli anni ’80” e “con gli anni i livelli di esposizione professionale sono scesi progressivamente passando da livelli di esposizione pari a 5 ff/cc (fibre per centimetro cubo d’aria) […] ai livelli attuali di 0,1 ff/cc indicati nel D.Lgs 81/08. L’elevata esposizione lavorativa avvenuta antecedentemente gli anni 90 è, quindi, la ragione dell’epidemia di malattie professionali da amianto che oggi registriamo in Italia.

Fonte: Regioni

Approfondimenti

Precedente

Prossimo