Quali giacimenti sono stati individuati? Dove? Come e quando il Governo intende sfruttarli? Si possono individuare di comune accordo aree nelle quali le coltivazioni sono precluse? Come avvenne con la legge 9/91? E perché, ad esempio, i golfi di Napoli e Salerno sono considerati off limits per la coltivazione di idrocarburi e quello di Taranto no?
Ancora: quale protezione ambientale può essere garantita? Quali benefici alle comunità territoriali?
Sono questi alcuni degli interrogativi che il Manifesto di Termoli pone, nella prospettiva di un dialogo tra istituzioni che sinora é oggettivamente mancato.
“Non possiamo procedere a tentoni in una materia così delicata – ha ribadito oggi l’assessore della Basilicata Aldo Berlinguer – con sgambetti reciproci e continui ricorsi al giudice, amministrativo e costituzionale. Occorre una strategia condivisa che sappia coinvolgere e rispettare le comunità locali che nei territori interessati ci vivono”.
Attesa anche la posizione divergente assunta dall’Emilia-Romagna, in particolare dopo le iniziative referendarie assunte dal Consiglio regionale della Basilicata sabato scorso.
Ma le Regioni favorevoli sono sicuramente in maggioranza, se non la quasi totalità di quelle costiere. “Dobbiamo essere uniti, ha concluso Berlinguer, per portare la questione in Europa, la quale non può, anche su questo tema, continuare a latitare. Abbiamo il paradosso che Stati confinanti hanno politiche estrattive opposte, pur condividendo le stesse acque. É arrivata l’ora che su tutte le problematiche dei nostri mari venga varata una politica comune, ascoltando attentamente le comunità più vicine, che quei mari li vivono quotidianamente”.