Report EEA “Effetti degli inquinanti dell’aria sugli ecosistemi europei “

Gli inquinanti dell’aria alterano gli equilibri degli ecosistemi provocandone l’eutrofizzazione e l’acidificazione.

Il report dell’EEA mostra che, grazie agli interventi in materia di salvaguardia dell’ambiente, l’acidificazione è stata ridotta sensibilmente dal suo massimo raggiunto nel 1980, quando circa la metà delle aree dei 28 Paesi Membri dell’UE ne erano colpite.

L’acidificazione dei corsi d’acqua, dei fiumi e dei laghi è principalmente causata dalla presenza nell’aria di inquinanti dei composti dello zolfo (S) e dell’azoto (N) rilasciati in atmosfera e derivati dai processi di combustione di carbone e petrolio o dall’uso di fertilizzanti nel settore agricolo.

Nelle regioni del Nord Europa, dove gli scienziati hanno riscontrato i maggiori problemi relativi all’inquinamento sin dagli anni ’60, alcune specie sensibili all’acidificazione come trote e salmoni sono state seriamente danneggiate in seguito all’alterazione degli ecosistemi.

L’UE ha individuato come ecosistemi sensibili all’inquinamento dell’aria le distese erbose, dove è presente una elevata biodiversità, e indica i limiti che gli inquinanti possono essere presenti senza danneggiare la loro struttura o le loro funzioni.

L’inquinamento dell’aria contribuisce anche all’eutrofizzazione nelle aree dove si riscontra un eccesso di azoto. Questa presenza può generare un cambiamento nell’ecosistema, per esempio creando condizioni più favorevoli per certi tipi di piante e riducendo la varietà di specie (e quindi la biodiversità) presenti nelle praterie o in altre aree sensibili.

L’eutrofizzazione derivata dall’inquinamento dell’aria presenta il suo massimo storico nel 1990 con circa l’80% degli ecosistemi nella UE esposti ai livelli di sicurezza. Nonostante gli interventi circa il 60% degli ecosistemi sono ancora colpiti da eutrofizzazione. Anche se la situazione è in miglioramento, il report indica che l’inquinamento dell’aria causerà significanti problemi di eutrofizzazione per gli anni a venire.

Fonte: Arpat

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