Rifiuti, marcia indietro

Articolo di Antonio Cianciullo su Repubblica.it

Rifiuti, marcia indietro

Creare un unico calderone per le tasse sulla casa e sui servizi annessi può essere una soluzione per trovare una momentanea pace politica, una boccata d’ossigeno per il governo.
Ma dimenticare la finalità dei singoli prelievi rischia di diventare un boomerang.
E’ il caso dei rifiuti.
Da molti anni si parla del passaggio dalla tassa alla tariffa e il concetto non è difficile.
L’Europa ci chiede (con le sanzioni sa essere insistente) di rispettare una precisa gerarchia nel trattamento degli scarti urbani: ridurre, riusare, riciclare, recuperare l’energia e, solo per il residuo, usare le discariche. Noi finora siamo clamorosamente lontani dagli impegni di legge: siamo lontani dal target obbligatorio per la raccolta differenziata.
Questo fallimento ha un costo pesante in termini ambientali (l’inquinamento delle aree ostaggio dell’ecomafia), sanitari (i picchi di tumore attorno alle zone più contaminate), turistici (i roghi dei rifiuti a Napoli non sono un buon biglietto da visita), economici (dalle sanzioni europee alle partite di mozzarella di bufala distrutte per la diossina nei prati). E’ dunque ragionevole penalizzare economicamente chi contribuisce a peggiorare la situazione ignorando la raccolta differenziata e premiare chi dedica qualche minuto del suo tempo a separare carta, plastica, vetro e metalli.

Questa scelta comporta l’applicazione di una tariffa: chi costringe a usare più territorio, energia, emissioni inquinanti per trattare i rifiuti spende di più, chi aiuta a risparmiare spende di meno.
Quando il bene ha un valore si paga a consumo, non in base ai metri quadrati della casa in cui si vive.
Evidentemente c’è chi considera i rifiuti un non valore.
E’ un atteggiamento arcaico che rivela la mancata percezione del problema inquinamento e la mancata percezione delle possibilità della green economy legata al recupero dei materiali e all’aumento di efficienza del sistema produttivo.
In questo caso la politica rappresenta un costo. Perché sbaglia.

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