“Riflessioni di un Tecnico della Prevenzione in periodo di COVID” di Michele Montresor

Pubblichiamo l’approfondimento “Riflessioni di un Tecnico della Prevenzione in periodo di COVID” di Michele Montresor, Tecnico della Prevenzione presso ATS Val Padana.

Riflessioni di un Tecnico della Prevenzione in periodo di COVID

Titolo ingannevole. Chiarisco subito in modo che alla fine della lettura non rimaniate delusi. Quando si parte con basse aspettative, non si può che finirne (magari) appagati. Vecchio trucco di un pessimista riconvertito ad un sano ottimismo. Certo il tempo e le occasioni di riflettere sulla nostra professione (pubblici e privati), in questo dannato periodo, non mancano e non sono mancate (e temo non mancheranno). Quindi non una riflessione di “alto profilo” ma giusto due annotazioni ed una proposta operativa da condividere con colleghi e professionisti del settore che, erroneamente, non sempre sono favoriti nella comunicazione a causa dei diversi ruoli occupati.

Il SARS-COV2 ha messo in evidenza, senza timore di essere smentito, la farraginosità del sistema pubblico della prevenzione nei luoghi di lavoro (posso parlare solo di questo e non altro) fatto sostanzialmente di regionalismi; con cui lo Stato centrale non ha saputo rapportarsi adeguatamente al fine di creare le migliori condizioni per, non tanto effettuare la vigilanza di cui siamo sicuramente esperti, ma soprattutto per orientare i Servizi a definire un Minimo Comune Denominatore di conoscenze e procedure per svolgere il ruolo istituzionale che gli è proprio. Si dirà “ma questa è materia di sanità e quindi demandata alla governance delle regioni!”. Appunto. Proprio perché la sanità è stata fortemente regionalizzata, ci siamo trovati (e il nord ne è una triste e chiara dimostrazione) con regioni che hanno saputo far fronte all’emergenza ed altre no. Quindi abbiamo potuto osservare 20 diverse velocità; alcune vicine ed altre lontane. Anche per i diversi approcci culturali che sono i medesimi che ne hanno determinato una così diversa organizzazione. Lombardia e Veneto in testa. Le altre a ruota.

Siamo immersi in una crisi sistemica che ci fa domandare se il Servizio Sanitario (è) Nazionale. Una così diversa conformazione organizzativa (Servizi di Prevenzione, ospedali, RSA, laboratori, ecc.) determina, di conseguenza, anche attività (sul campo) molto diverse tra loro dei servizi ispettivi delle ASL/ATS. Non entro nel merito e mi astengo dal giudizio, ma imprese che sono presenti in più regioni (es. Supermercati, trasporti, ecc.) e da una parte sono attenzionati “a tappeto” e dall’altra si sono visti recapitare una lettera di (sostanziale) autocertificazione. Qualche dubbio sulla nazionalità del SS mi viene… Soprattutto quando l’emergenza è nazionale (quella sì!)

L’articolo completo di Michele Montresor è disponibile al link sottostante

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