Rischio idrogeologico – Legambiente propone un “Patto per il territorio”.

Dopo le piogge intense ma non eccezionali che hanno messo in ginocchio vaste zone d’Italia, Legambiente chiede agli Enti locali un “Patto per il territorio” e lancia il decalogo per uscire dall’emergenza.

Pioggie intense ma non eccezionali hanno nuovamente messo in ginocchio l’Italia e la tempestività dei soccorsi del Sistema di Protezione civile ha impedito il verificarsi di nuove tragedie. Secondo Ecosistema Rischio 2009 di Legmbiente e Protezione Civile nel 79% dei comuni coinvolti sono presenti abitazioni in aree esposte al pericolo di frane e alluvioni, nel 2% dei casi sono presenti in tali aree interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali.

Nel 20% dei comuni campione d’indagine sono presenti strutture sensibili o strutture ricettive turistiche nelle aree classificate a rischio idrogeologico, mentre il 36% dei comuni non viene ancora realizzata una corretta manutenzione del territorio. Nonostante sia così pesante l’urbanizzazione delle zone a rischio appena il 7% delle amministrazioni comunali ha provveduto a delocalizzare abitazioni e solo nel 3% dei casi sono stati avviati interventi di delocalizzazione dei fabbricati industriali.

E’ partendo da queste considerazioni che Legambiente lancia un’appello alle amministrazioni comunali e provinciali (vedi link) per stringere insieme un’alleanza, che coinvolga tutti gli attori, istituzioni regionali, nazionali, e autorità di bacino, in grado di portare il proprio contributo per attuare una seria e concreta politica di difesa del suolo e mitigazione del rischio idrogeologico.

A fronte di una totale assenza di interventi preventivi per la mitigazione del rischio assistiamo ogni volta alla corsa ai finanziamenti straordinari per calamità naturale – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza presidente nazionale di Legambiente – per dimenticarsi subito dopo i buoni propositi e ricadere nei vecchi vizi. Si torna, quindi, a richieste assolutamente controproducenti, come la deperimetrazione di qualche porzione di area a rischio idraulico per riuscire a concedere nuove costruzioni o a proposte prive di conoscenze tecniche come quelle che chiedono l’escavazione di inerti. Un’operazione queste, non solo vietata per legge, ma con l’unico risultato di aggravare la situazione, minando le fondamenta dei ponti e aumentando l’instabilità degli argini”.

“E’ per questo – ha aggiunto Cogliati Dezza – che Legambiente chiede agli Enti locali, a partire dai Comuni di creare un’alleanza che coinvolga tutti gli attori in gioco, lo Stato, le Regioni, le Autorità di Bacino, ma anche le associazioni per programmare per tempo gli interventi di prevenzione e difesa da frane e esondazioni”.

La vera urgenza, infatti, è il superamento della cultura degli interventi post-disastri. Gli enti gestori del territorio devono fare, inftti, un generale “mea culpa”, impostando una gestione organica e sistemica del suolo in tutti i suoi aspetti, urbanistici, ambientali, sociali. E’ questa la vera grande opera pubblica da chiedere al Governo, al posto di dannosi e inutili miraggi come il Ponte sullo stretto di Messina”.

(LG-FF)

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