Sentenza condanna THYSSEN, Guariniello: svolta epocale

La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp. L’ad dell’azienda, Herald Espenhahn, è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Le condanne nei confronti dei manager sono sei: da anni 13 anni e mezzo di reclusione a 10 anni e 10 mesi. Fonte La Stampa.it

Fonte La Stampa.it

Sentenza THYSSEN: condanna a 16 anni per l’ad

Stangata su Harald Espenhahn, manager della multinazionale

Accolte le richieste della Procura, riconosciuto il «dolo eventuale».

Guariniello: “Una svolta epocale”

La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l’omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssen. L’amministratore delegato Herald Espenhahn è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione come richiesto dalla pubblica accusa.

Le condanne nei confronti di altri manager sono sei.
La Corte ha accolto infatti le richieste dell’accusa anche per gli altri imputati
: Marco Pucci, Gerald Priegnitz, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri, tutti condannati a 13 anni e mezzo di reclusione. Per l’imputato Daniele Moroni la pena comminata è stata di 10 anni e 10 mesi, superiore ai nove anni richiesti dall’accusa.

Esame della sentenza nei Convegni di Bologna 3-5 maggio (vedi link).

Le reazioni
«E’ una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda di morti sul lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale», ha detto il pm Raffaele Guariniello
mentre l’aula accoglieva la sentenza con un applauso.

Una condanna – ha detto – non è mai una vittoria o una festa. «Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Credo che da oggi in poi – ha concluso – i lavoratori possano contare molto di più sulla sicurezza e che le imprese possano essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza».

La protesta dell’azienda
All’azienda, invece, la decisione dei giudici appare «incomprensibile e inspiegabile». «È sconsolante», dice il legale, l’avv. Cesare Zaccone, annunciando un appello dal quale però crede già «di non ottenere molto di più»
. …
Ai parenti delle vittime, però, anche stasera, la Thyssenkrupp esprime «il suo più profondo cordoglio e rinnova il suo grande rammarico per il tragico infortunio avvenuto in uno dei suoi stabilimenti».

La politica
Alla lettura della sentenza, in un’aula stracolma, i parenti applaudono con la forza che libera da un incubo, si stringono in abbracci, qualcuno piange, qualcuno resta immobile, quasi impassibile, uno si sente male e lo adagiano su una barella.
Tutti ringraziano il pm Raffaele Guariniello che sulla sentenza è lapidario. «Deve fare sperare i lavoratori – dice – e far pensare gli imprenditori».

Per il Ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, la sentenza è la dimostrazione che in Italia ci sono leggi «adeguate anche nel caso delle violazioni più gravi».

Politica e sindacato, da Vendola a Delfino, da Fassino a Ferrero, da Chiamparino a Cota, da Airaudo a Cremaschi, da Landini a Farina, con toni e sfumature diverse, sottolineano la portata storica della sentenza, sperano che possa aiutare a fermare le morti bianche e lo stillicidio di chi perde la vita per lavorare.

La vicenda
È la notte del 6 dicembre 2007, quando un violento rogo divampa all’interno dell’acciaeria
, in corso Regina Margherita: da una vasca fuoriesce una quantità di olio bollente in pressione, che in pochi attimi sviluppa un incendio. Non è la prima volta che accade: un episodio simile, senza vittime, si era già verificato. Gli operai vengono travolti dal fuoco. Un lavoratore muore dopo pochi minuti, altri sei perdono la vita nei giorni successivi. Si chiamano Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Roberto Scola. Il processo è lungo e segnato da molti colpi di scena.

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(Red)

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