Seu, è allarme per il latte crudo non bollito

Escherichia coli e sporcizia, è emergenza in Puglia.

Seu, è allarme per il latte crudo

Escherichia coli e sporcizia, è emergenza in Puglia.

Chiusa un’azienda a Monopoli.

Sono 18 i casi accertati di Seu, 16 sono bambini, alcuni ancora in ospedale.
Altri produttori di latticini nel mirino tra Monopoli, Turi, Mola di Bari.

Il latte crudo e il suo percorso, dalla produzione fino alle tavole dei bimbi pugliesi che hanno contratto la Sindrome emolitico uremica nell’ultimo mese.
È lui, ora il principale indiziato del contagio, che ha mandato in ospedale finora 18 persone, quasi tutti bambini, per colpa dell’escherichia coli.
Il batterio, che provoca dissenteria con presenza di sangue nelle feci, dolori addominali e vomito, è stato ora isolato in alcune partite di latticini del sud est barese.

A Monopoli, nella cagliata del caseificio Di Leo, ma anche in altri produttori di latticini nel triangolo i militari specializzati nella tutela della salute e i veterinari della Asl hanno trovato NON solo l’escherichia coli, ma anche pessime condizioni igieniche, sanitarie e strutturali: pavimento scalfito, intonaco e tinteggiatura escoriata a causa delle periodiche infiltrazioni di acqua, infissi privi di zanzariera, porte delle celle frigo ed attrezzatura varia ricoperte di ruggine, sporco diffuso.

Il latte è insomma un alimento unico, molto diffuso sulla tavola e nei frigoriferi degli italiani da quando negli anni Cinquanta e Sessanta il progresso tecnologico ha permesso il mantenimento della catena del freddo e ha fatto sì che potesse essere consumato ovunque e in varie “forme”, in base ai gusti e alle esigenze: intero, scremato, parzialmente scremato, pastorizzato, microfiltrato, a lunga conservazione.

Un discorso a parte merita il latte crudo, ossia munto, refrigerato e che non subisce alcun trattamento termico prima di essere consumato.
Questo prodotto si è di fatto reso disponibile al consumatore che lo acquista al di fuori dell’azienda agricola, a partire dalla metà degli anni 2000 quando si sono diffuse sull’intero territorio nazionale apposite macchine erogatrici.

Negli anni più recenti il latte crudo è stato spesso al centro di accesi dibattiti, e non solo nel nostro Paese, tra chi ne argomentava i benefici nutrizionali e chi metteva in guardia contro i rischi per la salute derivanti dalla possibile trasmissione di infezioni batteriche responsabili di malattie nell’uomo.

L’obbligo di riportare nell’etichettatura del latte crudo la dicitura “da consumarsi previa bollitura” , introdotto a partire dal 2008 con una Ordinanza del Ministero della salute e previsto dal Decreto legge n. 158 del 13/09/2012, ha consentito di inserire un principio di garanzia a tutela della salute del consumatore.

Intervista a Petrini, Presidente, Slow Food: Come si può evitare il pericolo?
“Innanzitutto, bisogna distinguere tra il latte crudo usato per fare i formaggi e quello consumato direttamente.

È sconsigliabile bere il latte crudo, bisogna prima farlo bollire, come facevano le nostre nonne”.

Difendiamo il formaggio a latte crudo perché la non pastorizzazione mantiene il gusto del latte, dei pascoli, del territorio, della razza animale. Se no, si omologa tutto”.

Leggi l’intera intervista a Petrini al link

Vai al sito dedicato del Ministero della salute

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