I rischi lavorativi, gli infortuni e le malattie professionali dei Musicisti nella Storia
A cura del Maestro Stefano Cimminiello
I rischi lavorativi, gli infortuni e le malattie professionali dei Musicisti nella Storia
Rubrica a cura del Maestro Stefano Cimminiello
FORSE NON TUTTI SANNO CHE….
I cantanti lirici nell’800 erano diventati le vere “star” del teatro d’opera esattamente come i grandi attori del cinema di oggi, al punto che i grandi compositori d’opere dovevano creare delle arie appositamente per questi cantanti con l’intento di valorizzarne al massimo le capacità canore in maniera da ottenere anche il successo economico della propria opera attraverso l’affluenza di un vasto pubblico di veri e propri “fan” del proprio cantante del cuore.
Questo portò ad una forte competizione tra “prime donne“ che portò allo sviluppo di virtuosismi sempre più arditi che spingevano il cantante ad uno sforzo fisico che portava la voce oltre i propri limiti fisici con danni irreversibili della voce e alla perdita del proprio successo.
Un esempio illustre: Giuditta Pasta (1797-1865)
Dotata inizialmente di una voce limitata e debole, “priva di charme e di flessibilità”, e che presentava notevole disomogeneità, velature e tendenza a stonare, ella seppe valorizzarne, grazie allo studio indefesso, perfino gli aspetti negativi e trasformarla in uno strumento eccezionale per sonorità, varietà di colori, duttilità, agilità ed estensione. Come attrice possedeva una notevole presenza scenica, ottime doti recitative, straordinaria musicalità e forte temperamento drammatico.
Le ragioni del precoce declino della voce della Pasta sono da ricercare nella transizione dal registro di contralto a quello di soprano, le cui tessiture erano per lei troppo elevate. La Pasta era di fatto un mezzosoprano, seppure dall’ampia estensione acuta: sforzandosi di sostenere scritture acute, la sua voce accusava presto segni di stanchezza, portandola a “calare”.
Nel 1835 la Pasta si ritirò dalle scene dopo alcune infelici esibizioni alla Scala nella Norma: da qualche tempo sentiva che la voce cominciava a tradirla, ma con uno sforzo quasi sovrumano era sempre riuscita a dominarla; ora, nell’affrontare una parte così impegnativa, la voce le si spezzò, provocando reazioni indignate da parte della critica e del pubblico.(fonte:Wikipedia)
“È come l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci: un quadro in rovina, ma il più bel quadro del mondo”; così la definì la sua celebre collega Pauline Viardot.