Uno studio effettuato dalla Regione Emilia Romagna sul lavoro notturno e pubblicato sull Inserto 5/2004 di Lavoro e Salute, periodico dellAgenzia per la prevenzione nei luoghi di vita e di lavoro a cura delle Regioni Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche e Provincia autonoma di Trento.
Come si legge nella Premessa a questo studio, pubblicato nell inserto 5/2004 di Lavoro e salute, il lavoro notturno nel nostro paese è una realtà piuttosto rilevante, poiché negli ultimi anni tale tipologia di orario si è andata via via estendendo dai settori in cui era tradizionalmente consolidata (ospedali, trasporti, vigilanza, panificatori, laterizi e fornaci, impianti chimici a ciclo continuo, mercati ortofrutticoli ed ittici all ingrosso, ecc.) a numerosi altri settori (dai lavori di pulizia ai locali di pubblico spettacolo, da un più ampio ventaglio di attività produttive ai call center ai CED, ecc.).Dalla fine degli anni 80 a tutt oggi, vi è stato un incremento del numero assoluto e percentuale dei lavoratori notturni, anche se, dai dati in nostro possesso, il numero dei lavoratori notturni sembra attualmente abbastanza costante, senza evidenti incrementi negli ultimi anni: ad esempio, dal 1995 al 1997 (fonte Eurostat, Labor Force Survey ) in Italia è leggermente calato il numero (in percentuale ) di lavoratori che lavorano abitualmente la notte (dal 5, 5% al 5, 2% sul totale dei lavoratori italiani ) mentre è leggermente aumentato quello di coloro che lavorano qualche volta la notte (dal 7, 8% al 7, 9%) ; in totale, dal 1995 al 1997, si passa dal 13, 4% al 13, 1%.I valori europei sono più elevati di circa 1, 5 punti percentuali (nel 1995, 14, 8% enel 1997, 14, 6%).
Ciò premesso, lo studio- nellambito delle misure preventive e protettive- affronta le diverse situazioni di lavoro notturno che, pur nel diverso svolgimento, comportano un approccio analogo al processo di valutazione dei rischi, possono presentare diversità legate alle peculiari modalità lavorative. Innanzitutto, lo studio presenta le principali fonti normative che disciplinano il lavoro notturno, illustrando anche una tabella comparativa delle principali differenze tra le direttive europee e le norme italiane per poi affrontare gli aspetti direttamente collegati alle misure preventive e protettive, come la valutazione dei rischi e documento ex art. 4 D.Lgs. 626/94, misure di protezione personale e collettiva, servizi di prevenzione e protezione, informazione e formazione, sorveglianza sanitaria, giudizi di idoneità e criteri da adottare. Una particolare attenzione è dedicata al lavoro notturno solitario, cioè quella situazione in cui il lavoratore si trova ad operare da solo, senza alcun collega accanto e senza nessun contatto diretto con altri lavoratori.
Ciò premesso, lo studio- nellambito delle misure preventive e protettive- affronta le diverse situazioni di lavoro notturno che, pur nel diverso svolgimento, comportano un approccio analogo al processo di valutazione dei rischi, possono presentare diversità legate alle peculiari modalità lavorative. Innanzitutto, lo studio presenta le principali fonti normative che disciplinano il lavoro notturno, illustrando anche una tabella comparativa delle principali differenze tra le direttive europee e le norme italiane per poi affrontare gli aspetti direttamente collegati alle misure preventive e protettive, come la valutazione dei rischi e documento ex art. 4 D.Lgs. 626/94, misure di protezione personale e collettiva, servizi di prevenzione e protezione, informazione e formazione, sorveglianza sanitaria, giudizi di idoneità e criteri da adottare. Una particolare attenzione è dedicata al lavoro notturno solitario, cioè quella situazione in cui il lavoratore si trova ad operare da solo, senza alcun collega accanto e senza nessun contatto diretto con altri lavoratori.
Fonte: Lavoro e Salute
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