Stop alle coltivazioni di mais OGM.

Il mais geneticamente modificato Mon810 non sarà seminato e l’Italia resta ancora ogm-free.Con le controfirma dei ministri della salute, Ferruccio Fazio, e dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, dello scorso 9 aprile al decreto interministeriale dell’ex ministro dell’Agricoltura e ora presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, è stata respinta “la richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati, contenente l’evento Mon 810, formulata dall’Azienda Dalla Libera Silvano.

Il decreto è stato predisposto e firmato dal ministro Zaia il 19 marzo scorso dopo aver acquisito il parere della Commissione per i Prodotti Cementieri Geneticamente modificati e si è reso necessario dopo la sentenza del Consiglio di Stato che a metà gennaio scorso, accogliendo il ricorso dell’Azienda Dalla Libera, imponeva ai ministeri competenti di concludere il procedimento “di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato già autorizzato a livello comunitario” e cioè il Mon 810.

La Commissione per i prodotti cementieri geneticamente modificati, riunitasi il 18 marzo scorso e composta da due rappresentanti del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, due del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, due del Ministero della salute, dai rappresentanti delle Regioni Basilicata, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana e Veneto, ha espresso parere negativo alla richiesta di messa in coltura di ibridi di mais geneticamente modificati, contenente l’evento Mon 810, formulata dall’Azienda Dalla Libera Silvano.

Pertanto, sulla base delle informazioni rilevate nella richiesta di coltivazione dell’interessato nonché in base alle considerazioni formulate dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dalle quali è emerso che non vi sono certezze sulla “garanzia della coesistenza” tra colture convenzionali, biologiche e transgeniche, la Commissione ha preso atto che non possono essere previste, come stabilito dall’art. 1 comma 2 del dlgs 212/2001, “misure idonee a garantire che le colture derivanti da sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con altre colture derivanti da cementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all’ambiente circostante tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche”.

La motivazione squisitamente tecnica della contrarietà è quindi nell’assenza delle condizioni che garantiscano la coesistenza fra coltivazioni OGM e coltivazioni OGM-free, come previsto dalla legge.

La sfida per il futuro non è facile, seco ndo le stime delle Nazioni Unite la popolazione mondiale crescerà del 34% e nel 2050 il pianeta si troverà a dover sfamare 9,1 miliardi di persone. Secondo alcuni solo gli OGM possono soddisfare questo bisogno, secondo altri invece è necessario puntare sulla qualità e sul benessere alimentare di tutti, e solo così il mondo potrà salvarsi.
Il 2 marzo scorso la Commissione europea ha dato l’autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata Amflora, e all’importazione di alcune varietà di mais Gm.

Ma in Europa sono solo sei gli Stati membri che hanno coltivazioni OGM; la superficie totale coltivata ad OGM nel continente è diminuita del 12% in un anno. La Germania a fine 2008 ne ha vietato la coltivazione.

(LG-FF)

Approfondimenti

Precedente

Prossimo