Strage ThyssenKrupp: sei indagati,uno per omicidio volontario.

La Procura della Repubblica di Torino alle 13,45 del 23 febbraio 2008 ha chiuso formalmente l’ indagine sull’ incendio del 6 dicembre scorso costato la vita a sette operai. Il reato più grave,contestato al solo Harald Espenhahn, amministratore delegato del gruppo italiano,è l’ omicidio volontario con dolo eventuale e l’ incendio con dolo eventuale. Per gli altri, a seconda delle condotte, si ipotizza l’ omicidio colposo.

Oltre all’amministratore delegato Espenhahm, l’ unico che risponde di omicidio volontario con dolo eventuale, il provvedimento depositato dalla Procura di Torino riguarda i consiglieri delegati Marco Cucci e Gerald Priegnitz, un responsabile in servizio alla sede di Terni della multinazionale, Daniele Moroni,il direttore dello stabilimento di Torino Giuseppe Salerno, il responsabile del servizio prevenzione e protezione rischi sul lavoro Cosimo Cafueri.

La ThyssenKrupp inoltre è chiamata in causa come persona giuridica nella persona del legale rappresentante dell’acciaieria di Terni, Jurgen Hermann Fechter.

L’ indagine è durata in tutto due mesi e 19 giorni e ha portato gli inquirenti a raccogliere oltre 200mila pagine di documenti, racchiusi in 170 faldoni.

Per la prima volta a un indagato in un’ inchiesta in materia di infortuni sul lavoro, nel caso specifico l’ amministratore delegato, è stato contestato il reato di omicidio con dolo eventuale e incendio con dolo eventuale. Una contestazione mossa dagli inquirenti in relazione alla sua posizione di vertice con il massimo dei poteri decisionali di spesa in particolare relativamente a due decisioni.

Infatti, l’ accusa di omicidio volontario si basa su due elementi. L’ amministratore delegato Espenhahn ha posticipato dal 2006-2007 al 2007-2008 gli investimenti per il miglioramento dei sistemi antincendio dello stabilimento di Torino, pur sapendo che a quella data la sede sarebbe stata chiusa. Il secondo punto riguarda l’ adeguamento della linea 5, quella dove si verificò il disastro:anche in questo caso, nonostante le indicazioni tecniche fornite da un gruppo di studio interno all’ azienda e anche da una compagnia assicuratrice, è stato deciso di dotarla di impianti di rivelazione e di spegnimento all’ epoca successiva al trasferimento a Terni, nonostante gli impianti fossero in piena attività.

La chiave di volta individuata dagli inquirenti per contestare il dolo è un incendio avvenuto il 22 giugno 2006 in una delle sedi in Germania della multinazionale, la Thyssenkrupp Nirosta: un incendio così grave che, come si osservava in un rapporto interno, “solo per miracolo non c’ erano stati né morti né feriti”: In seguito all’ incidente le assicurazioni imposero una franchigia specifica di 100 milioni di euro invece dei 30 milioni di euro previsti fino a quel momento, e in diverse sedi del gruppo si resero necessari numerosi interventi di adeguamento degli standard di sicurezza. A Torino, però, secondo i magistrati, non vennero prese iniziative, in quanto già dal 2005 si era previsto di trasferire gli impianti a Terni:un trasloco che fu ritardato, fra le altre cose, anche per evitare problemi di immagine, in quanto nel 2006 il capoluogo piemontese avrebbe ospitato le Olimpiadi invernali e sarebbe stata al centro dell’ attenzione mondiale.

L’ inchiesta è stata ufficialmente chiusa sabato 23 febbraio, dopo due mesi e 19 giorni di lavoro del PM Raffaele Guariniello,Laura Longo e Francesca Traverso e dei loro collaboratori.

“Abbiamo raggiunto l’ obiettivo che ci eravamo prefissati di chiudere entro fine mese – ha sottolineato il Procuratore Guariniello –dando la giusta risposta ad un’ istanza di giustizia che ci è stata fatta dal Paese”. Guariniello, che ha osservato come questa sia “la dimostrazione di come sarebbe necessaria una Procura nazionale in materia di sicurezza sul lavoro”.

(LG-FF)

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