Strategia Marina, il monitoraggio del SNPA dei mari italiani

Presentati i risultati di alcune tra le più rilevanti attività relative al secondo ciclo di monitoraggio dell’ambiente marino condotto in tutti i mari italiani ai sensi della Direttiva quadro sulla Strategia Marina 2008/56/CE, pilastro ambientale della politica marittima dell’Unione volta al raggiungimento del “buono stato ambientale” per tutte le acque marine degli Stati membri UE.

 

Il Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale presenta i risultati di alcune tra le più rilevanti attività di monitoraggio dell’ambiente marino condotte in tutti i mari italiani ai sensi della normativa europea sulla Strategia Marina. La Direttiva 2008/56/CE è il pilastro ambientale della politica marittima dell’Unione europea, volta al raggiungimento del “buono stato ambientale” per tutte le acque marine degli Stati membri. L’attuazione in Italia, coordinata dal Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, è supportata da SNPA- Sistema nazionale per la protezione ambientale – costituito da ISPRA e dalle ARPA – e vede il coinvolgimento delle amministrazioni centrali, delle Regioni, degli enti locali, nonché delle Università e degli altri Enti di ricerca.
Presentati a Palermo, il 25 settembre 2023, nel corso di un convegno i risultati di una selezione degli 11 descrittori qualitativi utilizzati dalla Strategia marina per definire lo stato ambientale dei mari.

Nell’ambito dei rifiuti marini si osserva una riduzione significativa pari a quasi la metà dei rifiuti spiaggiati, ovvero i rifiuti presenti sugli arenili ogni 100 metri. Il dato è sotto osservazione, ma comunque ancora lontano dall’obiettivo europeo: dai 460 del 2015 sono 273 nel 2021, mentre l’Europa pone come target non oltre 20 per un buono stato ambientale. Quanto ai rifiuti in acqua, nel periodo 2018-2022 si registra una densità costiera media di 105 oggetti per chilometro quadrato e una densità media offshore di 3 oggetti. Più dell’80% degli oggetti monitorati è composto da polimeri artificiali, di cui circa il 20% sono plastica monouso.

Censite formazioni coralligene in 8 regioni italiane e 160 siti oggetto di studio: Eunicella, Pentapora e Paramuricea i nomi scientifici (generi) delle principali specie target osservate nei fondali. In 9 regioni sono presenti anche “letti a rodoliti” piccole alghe calcaree rinvenute in 37 aree di monitoraggio.
Situazione meno incoraggiante per la Posidonia oceanica al largo delle coste italiane. Il monitoraggio delle praterie, condotto nel quadro della Strategia marina, ha evidenziato segnali di disturbo: il 25% dei siti monitorati presenta infatti una bassa densità di fasci al metro quadrato. Tuttavia, nelle circa 100 aree indagate, ciascuna della grandezza di 3 chilometri quadrati, la densità è di tipo “normale” nel 63% dei casi ed “eccezionale” nell’11%. La Posidonia è una pianta endemica del Mediterraneo monitorata in tutte le regioni tirreniche, ioniche e in basso Adriatico (Puglia).

Sono 289, in base ai dati presenti in letteratura, le specie non indigene introdotte tramite attività umane in un’area geografica che è al di fuori del suo naturale areale di distribuzione presenti in Italia e il granchio blu è uno degli ultimi casi di specie aliena marina. Le attività di monitoraggio condotte dalle Arpa soprattutto nelle aree portuali, dove è maggiore il rischio di introduzione, hanno rilevato 78 specie, tra cui 25 anellidi 18 crostacei e 11 molluschi, di queste 20 sono esclusive del Mar Adriatico, 9 del Mar Ionio e 17 del Mar Tirreno, mentre 11 specie sono comuni ai tre mari italiani. Alcune di queste specie, considerate invasive, sono state rinvenute per la prima volta nell’area di interesse.

Passi in avanti si rilevano sul fenomeno dell’eutrofizzazione in mare, il processo che innesca fenomeni di fioriture di alghe e riduzione di ossigeno per un eccesso di nutrienti (composti di azoto e fosforo) che arrivano da terra. Le misure prese negli ultimi 40 anni, come la diminuzione del fosforo nei detergenti, i migliori impianti di depurazione e fognari, la riduzione nell’uso dei fertilizzanti hanno portato ad una significativa riduzione del fenomeno.

Fonte: SNPA

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