Diverse ragioni portano al sovraffaticamento durante il lavoro a turni. Lavorando di notte si va contro il proprio “orologio interno”: il cosiddetto ritmo circadiano viene disturbato. Ciò significa che il ritmo biologico sonno-veglia viene stravolto e si è costretti a lavorare quando gli ormoni mettono il corpo in uno stato di inattività, e viceversa. Inoltre, si rileva un peggioramento nella qualità del sonno se quest’ultimo viene posticipato o si svolge in modo irregolare.
Il lavoro a turni porta spesso anche a mangiare in modo meno sano, in quanto gli orari dei pasti sono irregolari, durante la notte si opta perlopiù per snack freddi e malsani e si consumano bevande dolci contenenti caffeina o caffè. Il risultato di questo stile di vita è un peggioramento del sonno.
In azienda è possibile ottimizzare il lavoro a turni per ridurre il rischio di infortuni ed errori apportando piccole modifiche alla pianificazione e all’ambiente di lavoro:
– Evitare troppi cambiamenti dei diversi turni (ad es. mattino, pomeriggio, notte in successione).
– Evitare il lavoro a turni per più di cinque giorni di seguito e concedere almeno due giorni liberi consecutivi dopo il lavoro a turni.
– Anticipare la fine del turno di notte. Infatti, andare a dormire quando è ancora buio favorisce la qualità del sonno.
– Limitare la durata del turno a un massimo di otto ore.
– Consentire ai collaboratori la possibilità di effettuare pause regolari e fornire loro pasti caldi.
– Prendersi cura dei propri collaboratori, ad esempio, introducendo misure preventive e controlli medici regolari.