SUVA, prevenzione strutturale e comportamentale dello stress sul lavoro

Lo stress compromette la capacità di individuare i pericoli aumentando conseguentemente il rischio di infortuni professionali e determinando ripecussioni negative in termini di produttività e assenze dal lavoro. A medio e lungo termine lo stress cronico può anche causare varie patologie, la Suva indica che per innescare un opportuno cambiamento occorrono interventi di prevenzione strutturale e comportamentale.

“La completa libertà dallo stress è la morte” l’affermazione provocatoria del ricercatore Hans Selye (1907-1982) suggerisce che lo stress è qualcosa di positivo, effettivamente lo stress può salvarci la vita infatti di fronte a una minaccia il nostro corpo mobilita di riflesso tutte le risorse necessarie per combattere o fuggire. Lo stress è quindi un meccanismo utile, ma l’organismo deve poi potersi rilassare, è questo il vero problema. Oggi gli stimoli non richiedono più l’uso della forza, ma la risposta biologica è rimasta uguale e il corpo secerne gli ormoni dello stress (adrenalina, noradrenalina e cortisolo), ma non può più utilizzarli. Una situazione di stress permanente, senza alternanza tra fasi di attivazione e fasi di rilassamento, può causare infarto, diabete, depressione o ansia.

Lo stress si manifesta quando viene meno l’equilibrio tra sforzi richiesti e risorse disponibili. I fattori di stress (detti anche stressor) più frequenti sul lavoro sono i ritmi serrati, la reperibilità costante e un clima di negatività imputabile ad esempio a conflitti o rivalità tra colleghi, ma anche l’assenza di contatti dovuta al fatto che si lavora più spesso da casa può causare stress. A tutto ciò si aggiungono la digitalizzazione e i continui mutamenti, mentre la stima e il supporto del superiore hanno invece un influsso positivo, così come le mansioni varie e di ampia portata, che lasciano un certo margine di azione.

Secondo il Job Stress Index 2020, in Svizzera quasi il 30 per cento dei lavoratori dichiara che gli sforzi superano le risorse e oltre il 45 per cento delle persone intervistate rientra nella zona sensibile, vale a dire che l’equilibrio può essere rapidamente compromesso se gli sforzi aumentano o determinate risorse non sono più disponibili. Ogni anno lo stress sul lavoro comporta perdite di produttività per circa 7,6 miliardi di franchi, un buon motivo per affrontare efficacemente il problema. Le assenze per malattie correlate allo stress crescono in modo allarmante e durano più a lungo di altre e anche il presentismo (i collaboratori lavorano ma il loro rendimento è scarso perché gli sforzi superano le risorse) causa notevoli perdite.

Non da ultimo, lo stress causa molti infortuni professionali. Quando è impegnato in un compito complesso, il cervello trascura altre funzioni, come le capacità motorie, e sottovaluta o non percepisce situazioni di pericolo. La Suva ritiene che lo stress correlato al lavoro sia il principale responsabile di circa il 17 per cento degli infortuni, tra le persone occupate in Svizzera, una su tre riferisce infatti di essere molto o estremamente stressata e il fatto di lavorare sotto pressione accresce il rischio di infortunio di 1,5 volte, i conflitti di 1,8 volte.
Chi è stressato sul lavoro è anche più esposto al rischio di subire un infortunio non professionale, secondo diversi studi il rischio di caduta nel tempo libero è 1,5 volte superiore per chi svolge un lavoro che richiede molta concentrazione.

“Per innescare un cambiamento occorrono interventi di prevenzione strutturale e comportamentale” osserva David Schönenberger, psicologo del lavoro e delle organizzazioni alla Suva. In collaborazione con gli altri consulenti in prevenzione, Schönenberger elabora proposte adatte ai clienti ed efficaci sul lungo termine.
A livello di prevenzione strutturale si tratta di capire quali stressor causano disagio ai collaboratori (ad es. conflitti, processi inadeguati o ritmi serrati) e nel limite del possibile questi stressor vanno eliminati, e qui a essere chiamati in causa sono soprattutto i responsabili decisionali.
La prevenzione comportamentale mira invece a insegnare ai collaboratori a gestire meglio lo stress potenziando le proprie risorse, ma anche a rilassarsi dopo una fase intensa.
Lo studio SWiNG sulla gestione dello stress, al quale hanno partecipato aziende di svariati settori, evidenzia la necessità di entrambe le forme di prevenzione. Nell’ambito di questo studio, dopo avere individuato i fattori di stress sono state sperimentate strategie volte a modificare i comportamenti e una successiva serie di misurazioni ha rilevato che effettivamente le persone stressate erano diminuite del 25 per cento. Per ogni collaboratore sono stati registrati 2,6 giorni di assenza in meno, per un risparmio annuo pro capite di 8000 franchi.

Fonte: SUVA

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