Terremoti: Italia leader in Europa per applicazione di sistemi antisismici, ma restano criticità per sicurezza del parco edilizio

L’Italia è tra i paesi leader mondiali per numero di strutture protette da sistemi antisismici e prima in Europa per l’applicazione dell’isolamento e dissipazione di energia su edifici, ponti e viadotti. Il nostro paese vanta il primato mondiale per dispositivi ‘antiterremoto’ a tutela del patrimonio culturale, ma per quanto riguarda la sicurezza del parco edilizio nazionale rispetto al rischio-terremoti restano molte criticità.

L’Italia è tra i paesi leader mondiali per numero di strutture protette da sistemi antisismici – quinta dopo nazioni molto più popolose come Giappone, Cina, Russia, Stati Uniti – e prima in Europa per l’applicazione dell’isolamento e dissipazione di energia su edifici, ponti e viadotti. Il nostro paese vanta poi il primato mondiale per dispositivi ‘antiterremoto’ a tutela del patrimonio culturale. Tuttavia, per quanto riguarda la sicurezza del parco edilizio nazionale rispetto al rischio-terremoti, restano molte criticità: infatti, “oltre il 70% dell’edificato attuale non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirlo, comprese scuole, ospedali e molti altri edifici strategici”.

A evidenziare l’eccellenza tecnologica maturata dal nostro paese, ma – allo stesso tempo – la fragilità del contesto abitativo e la necessità di una corretta ed efficace politica di prevenzione, è lo Speciale “100 anni di Ingegneria Sismica”, pubblicato sulla Rivista “Energia, Ambiente e Innovazione” dell’ENEA nel centenario del terremoto di Avezzano che il 13 gennaio 1915 provocò 30mila vittime e la distruzione di una ventina di centri abitati.
C’è il rischio che catastrofi come queste possano verificarsi nuovamente? E che cosa si fa per prevenire il rischio sismico e mitigarne gli effetti? Lo Speciale ENEA distingue tra nuove costruzioni e strutture esistenti: per le prime esistono soluzioni tecniche per progettare e costruire edifici, ponti e infrastrutture in grado di resistere anche ai terremoti più violenti. “Le moderne tecnologie antisismiche, possono garantire un grado di sicurezza non perseguibile con tecniche tradizionali, senza incidere significativamente sui costi”, sottolineano gli esperti.

Anche per le strutture esistenti, ove possibile, sarebbe auspicabile “un’utilizzazione più estesa delle moderne tecnologie, specialmente dell’isolamento sismico”, con particolare riferimento a paesi come l’Italia, dove avvertono gli esperti, “gran parte degli edifici non è in grado di sopportare l’azione sismica che attualmente la normativa prescrive per gli edifici di nuova costruzione nei rispettivi siti”.

“La maggior parte delle nostre costruzioni ha più di 50 anni ed è stata realizzata in fretta, senza adeguati controlli, facilitando l’uso di sistemi e materiali scadenti – spiega Paolo Clemente, dirigente di ricerca ENEA che ha curato lo Speciale – Inoltre, interventi architettonici e/o strutturali impropri, hanno spesso accelerato gli effetti legati alla vetustà ed al degrado, acuiti da una manutenzione carente, se non del tutto assente”.

L’altra faccia della medaglia è che nel nostro Paese vi sono oltre 400 edifici dotati di dispositivi antisismici (AS) e che vengono tutelate opere importanti, ad esempio i bronzi di Riace, protetti da basamenti ‘antiterremoto’ ENEA che, insieme al Politecnico di Torino, ha anche brevettato un sistema antisismico per gli edifici monumentali.

Da qui la necessità avvertono gli esperti, di una corretta politica di prevenzione, basata su un’oculata programmazione della spesa e degli interventi e su precise priorità rispetto alla pericolosità e allo stato di salute delle costruzioni, con particolare riferimento a opere strategiche o di particolare rilevanza quali scuole, ospedali, prefetture, caserme.

Ma come proteggere edifici e infrastrutture dal rischio terremoti? Ad oggi le strade sono essenzialmente tre: l’approccio tradizionale è quello di rendere la struttura sufficientemente robusta, affinché possa resistere al massimo terremoto atteso nella zona in cui sorge. Un’altra soluzione prevede l’applicazione di dispositivi di isolamento sismico che riducono drasticamente le azioni sismiche trasmesse dal terreno alla struttura. La terza comporta un mix delle due tecniche.

Fonte: ENEA

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