TRAGEDIA AL FORMOSA WATER PARK: ESPLOSIONI DI POLVERI, UN RISCHIO SOTTOVALUTATO

La tragedia è dovuta all’incendio delle polveri colorate che erano sparate sui presenti in grandi quantità durante la festa e che sono state innescate dai macchinari e dalle attrezzature per l’illuminazione del parco. Queste polveri sono importate anche in Italia, dove queste manifestazioni stanno diventando di moda, soprattutto in estate, e si acquistano facilmente su Internet. Riportiamo un commento di Giuseppe Poeta Paccati dell’Isis Giulio Natta di Bergamo.

Più di 500 persone ferite di cui quasi duecento ustionate gravemente e almeno tre morte sono il tragico bilancio dell’incendio scoppiato al Formosa Water Park, parco acquatico di New Taipei, durante il “Color Play Asia”. Tra i casi più gravi ci sono quelli di chi ha subito ustioni sul 40% del corpo, ma due donne di poco più di venti anni hanno subito ustioni su circa l’80% del corpo.
I soccorsi, prontamente allertati, sono potuti intervenire con difficoltà a causa dell’elevato numero delle persone coinvolte e l’incendio dirompente che era ancora in corso.

La tragedia è dovuta all’incendio delle polveri colorate che erano sparate sui presenti in grandi quantità durante la festa e che sono state innescate dai macchinari e dalle attrezzature per l’illuminazione del parco. Queste polveri sono importate anche in Italia, dove queste manifestazioni stanno diventando di moda, soprattutto in estate, e si acquistano facilmente su Internet.
Una pubblicità, ad esempio, definisce la polvere colorata “certificata e assolutamente sicura perché atossica, anallergica ed eco friendly.” Insiste dichiarando che essa è: “al 100% naturale”. È però preoccupante costatare che le polveri colorate pubblicizzate sono preparate con amido di mais e coloranti alimentari, siano prodotti garantiti come “completamente sicuri” e, addirittura “non infiammabili”.
Un utilizzatore non sufficientemente competente in materia d’infiammabilità delle polveri è tratto in inganno con conseguenze, come visto, molto gravi. È noto, infatti, che la polvere di mais, sicuramente un prodotto “naturale”, soprattutto quando è finemente dispersa in aria, produce nubi combustibili che possono deflagrare e incendiarsi a contatto con una sorgente d’ignizione.

Quando il materiale combustibile è costituito da una massa compatta esso prenderà fuoco difficilmente perché la combustione può avvenire solo sulla superficie di contatto esterna e non con tutta la massa di combustibile. La reazione è quindi graduale e procede man mano che gli strati esterni di combustibile si consumano trasformandosi nei prodotti di combustione. La velocità della reazione è relativamente lenta. Se però la stessa massa di combustibile è ridotta in polvere, la superficie di contatto combustibile-comburente aumenta enormemente e, una volta innescata, la reazione di combustione sarà molto più veloce tale da assumere le caratteristiche di una vera e propria deflagrazione.
È sufficiente una fiamma libera, ma anche una lampada molto calda o un macchinario industriale che generi scintille o disperda calore, per attivare l’incendio o la deflagrazione. Queste sono esattamente le condizioni che si sono verificate nell’incidente avvenuto al Formosa Water Park.

Esplosioni di questo tipo possono avvenire non soltanto con i composti organici, polimeri, resine, prodotti alimentari (es.: farine, zuccheri semplici e polisaccaridi, amido) ma anche con metalli (es. polveri di ferro e di alluminio), composti inorganici (es.: la polvere di carbone). Gli effetti possono essere disastrosi al pari o anche di più di quelli che si producono in occasione delle detonazioni di sostanze o di materiali altamente energetici.

Nell’ambito del progetto pluriennale (ormai giunto alla sua 5a edizione) intitolato “LEARNING BY ACCIDENTS” realizzato nel nostro istituto, abbiamo studiato approfonditamente vari incidenti causati dall’esplosione di polveri organiche, inorganiche e metalliche. Uno dei casi studiati è particolarmente significativo perché ha coinvolto una sostanza a tutti familiare e, proprio per questo, giudicata “innocua” – lo zucchero da cucina (saccarosio).
Il 7 febbraio 2008 nella raffineria di saccarosio della Imperial Sugar Company in Port Wentworth, Georgia (USA) l’esplosione di polvere di zucchero e gli incendi che seguirono distrussero l’intera fabbrica. Nell’incidente rimasero uccisi 14 dipendenti e decine furono i feriti.

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