33, su 135 totali, quelle relative al campo ambientale.
L’Unione europea non può conseguire i propri obiettivi politici se gli Stati membri non applicano sul campo il diritto dell’UE in modo efficace. I trattati definiscono chiaramente le rispettive responsabilità della Commissione e degli Stati membri. Gli Stati membri sono responsabili della corretta applicazione delle norme europee e sono tenuti a recepire le direttive in maniera corretta e puntuale.
Spetta alla Commissione monitorare gli sforzi degli Stati membri e garantire la conformità al diritto dell’UE, anche ricorrendo a procedure giuridiche formali. Ai fini di un’efficace attuazione delle politiche, prima di avviare procedure d’infrazione formali, la Commissione opera in partenariato con gli Stati membri per cercare di risolvere, in modo efficace e soddisfacente, problemi e denunce di cittadini, imprese, ONG e di altri soggetti interessati in merito all’applicazione del diritto dell’UE.
Nel caso in cui detti sforzi finalizzati alla soluzione di problemi non abbiano esito positivo, la Commissione può avviare procedure d’infrazione formali. Dette procedure possono riguardare ritardi o errori di recepimento delle direttive o l’errata applicazione del diritto.
Recentemente è stata pubblicata dalla Commissione Europea una relazione che riesamina i risultati in ordine ai principali aspetti dell’applicazione del diritto dell’UE.
Se la Commissione conduce le proprie indagini per rilevare infrazioni del diritto dell’UE, i cittadini, le imprese e le organizzazioni di soggetti interessati apportano un importante contributo a tale attività di controllo riferendo carenze riscontrate nel recepimento e/o nell’applicazione del diritto dell’UE da parte delle autorità degli Stati membri.
Una volta rilevati, i problemi vengono esaminati attraverso discussioni bilaterali tra la Commissione e lo Stato membro interessato al fine di correggerli, per quanto possibile.
Le denunce sono presentate da cittadini, imprese, ONG o altre organizzazioni. I tre Stati membri nei confronti dei quali è stata presentata la maggior parte delle denunce sono stati Italia (386 denunce), Spagna (306) e Germania (263). I cittadini, le imprese e le organizzazioni hanno riferito irregolarità, in particolare in relazione ad ambiente, mercato interno e servizi nonché affari giudiziari (rispettivamente 604, 530 e 434 denunce). Complessivamente nel 2011 le denunce sono state 3115.
Le denunce che hanno condotto a discussioni bilaterali sono state più frequentemente connesse ad ambiente, mercato interno e servizi nonché a fiscalità e unione doganale (rispettivamente 149, 101 e 87 casi pre-infrazione).
Se uno Stato membro non risolve l’asserita violazione del diritto dell’UE, la Commissione avvia procedure d’infrazione e può rinviare la controversia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Alla fine del 2011, risultavano aperti 1 775 procedimenti d’infrazione.
Il numero di procedimenti d’infrazione aperti è diminuito anno dopo anno, 2100 casi nel 2010 e circa 2900 casi nel 2009