UNEP, pubblicato un nuovo rapporto per comprendere l’impatto climatico dello spreco alimentare

Secondo il rapporto 2021 “Food Waste Index” oltre 930 milioni di tonnellate di cibo venduto nel 2019, pari al 17% del cibo totale disponibile per i consumatori, sono finite nella spazzatura con impatti non marginali sui cambiamenti climatici.

Il rapporto 2021 “Food Waste Index” pubblicato il 4 marzo 2021 dal Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e WRAP, Ong britannica che lavora con le imprese e i privati nella riduzione dei rifiuti e nello sviluppo di prodotti sostenibili in collaborazione col Governo britannico e i maggiori rivenditori di cibo inglesi, mira a sostenere l’obiettivo di sviluppo sostenibile (OSS 12.3) per dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030.

Secondo il rapporto circa 931 milioni di tonnellate di cibo venduto nel 2019, pari al 17% del cibo totale disponibile per i consumatori, sono finite nei cestini dei rifiuti di famiglie, dettaglianti, ristoranti e altri servizi alimentari con impatti non marginali sui cambiamenti climatici.

Considerando poi che il rapporto esamina unicamente lo spreco di cibo al dettaglio, ma che esso parte già a monte del processo produttivo nelle aziende di produzione e nelle catene di approvvigionamento, è stimabile che nel complesso sia di un terzo l’entità di cibo prodotto e mai consumato.

Dal rapporto emerge inoltre che lo spreco domestico pro capite è simile in tutti i Paesi nelle stesse fasce di reddito, indipendentemente dalla ricchezza del Paese stesso, un dato che cancella l’idea diffusa che lo spreco di cibo riguardi quasi esclusivamente i Paesi ricchi. A livello globale vengono buttati ogni anno 121 kg di cibo pro capite, di cui ben 74 derivano dagli ambienti domestici, 32 dalla ristorazione e 15 dal settore delle vendite.

Lo spreco alimentare non è un problema solo dal punto di vista etico, ma ha forti ripercussioni anche sul cambiamento climatico. Infatti l’8-10% delle emissioni globali di gas serra prodotte ogni anno, sono associate al cibo che non viene consumato.

“Se la perdita e lo spreco di cibo fossero un Paese, sarebbero la terza fonte di emissioni di gas serra nel mondo” spiega Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP “lo spreco alimentare appesantisce anche i sistemi di gestione dei rifiuti, mette a rischio la sicurezza alimentare, ed è uno dei principali responsabili del cambiamento climatico, della perdita della biodiversità, dell’inquinamento e della sovrabbondanza di rifiuti. Abbiamo bisogno di affrontare il ruolo del comportamento dei consumatori, in tutti i contesti culturali, nella diminuzione degli sprechi. Facciamo tutti la spesa con attenzione, cuciniamo in modo creativo e rendiamo lo spreco di cibo ovunque socialmente inaccettabile, mentre ci sforziamo di fornire a tutti una dieta sana e sostenibile”.

Fonte: UNEP

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