Un’indagine sulla povertà alimentare minorile in Italia

Un recente focus dell’Osservatorio #Conibambini, realizzato da Con i Bambini e Openpolis, mostra come la povertà alimentare minorile sia maggiormente presente in alcune aree del paese, come Sicilia e Campania. Spesso si tratta di territori con minore offerta di mense scolastiche che rivestono un ruolo cruciale nel contrasto del fenomeno.

 

Quando una persona non ha la possibilità di consumare quotidianamente e in quantità adeguate cibi sani, equilibrati, nutrienti e sicuri può trovarsi in povertà alimentare. Mentre nei paesi in via di sviluppo il fenomeno è direttamente connesso alla questione della fame nel mondo, nelle economie avanzate assume caratteristiche diverse, esattamente come la povertà educativa, la deprivazione alimentare in Italia e nel contesto occidentale ha una matrice multidimensionale.
Non riguarda la scarsità in assoluto delle risorse disponibili, quanto piuttosto l’equità e la possibilità di averne accesso. Una questione che generalmente interseca tante dimensioni diverse: povertà economica, prossimità a servizi e assistenza, educazione alimentare, qualità e prezzi dell’offerta disponibile.
L’insieme di questi fattori conduce a una quota non irrilevante di persone che in Italia dichiarano di non potersi permettere una dieta equilibrata. L’indicatore cui si ricorre di solito è quello dell’incidenza di persone che non hanno accesso a un pasto con carne o pesce (o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni.

La povertà alimentare è chiaramente ancora più grave per bambini e ragazzi che attraversano l’età dello sviluppo. L’accesso a una dieta equilibrata è infatti oggetto di raccomandazioni specifiche per i minori, rispetto a quelle per gli adulti.
In Italia in media il 2,8% dei minori non consuma un pasto proteico al giorno, segnale di una possibile povertà alimentare. Un dato da non trascurare, soprattutto in alcune aree del paese.
In Sicilia la quota di bambini e ragazzi che non consumano almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%. Seguono Campania (5,4%), Basilicata (4,9%) e Lazio (4,5%). Mentre la percentuale si attesta al di sotto dell’1% nelle Marche, in Abruzzo, in Puglia e in Piemonte.
Il fenomeno presenta molteplici sfaccettature che, come ricordato, vanno dalla disponibilità economica all’educazione alimentare, fino alla possibilità di accesso ai servizi. Di tale multifattorialità è paradigmatico il contributo delle mense scolastiche. Le regioni a maggior rischio di povertà alimentare tra i minori difatti in molti casi coincidono con quelle con meno mense scolastiche. Sono 6 le regioni in cui per meno del 25% delle scuole statali è dichiarata la presenza di una mensa. Nell’ordine, si tratta di Sicilia (10,2% degli edifici hanno la mensa), Campania (12,3%), Calabria (18,8%), Basilicata (20,2%), Lazio (21%) e Molise (21,8%). Sono anche le regioni che, praticamente nello stesso ordine, risultano ai primi posti per quota di minori che non consumano un pasto proteico al giorno. Con l’eccezione di Calabria e Molise (i cui dati non sono stati rilasciati per la bassa numerosità del campione utilizzato per la rilevazione), le altre seguono lo stesso ordine.

La Sicilia, prima per quota di minori che non consumano quotidianamente pasti proteici (8,4% del totale nel 2019) è anche la regione per cui è dichiarata la minore presenza di edifici scolastici con mensa (10,2% del totale). Al secondo posto in base a questo indicatore di deprivazione alimentare la Campania (5,4%), che è anche penultima per disponibilità di mense (dichiarata per il 12,3% delle strutture).
La Basilicata, in terza posizione per incidenza di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici (4,9%), è quartultima per presenza di mense (20,2% delle scuole ne dispone). Il Lazio, come già visto quarto in base all’indicatore di deprivazione alimentare (4,5%), è quintultimo sulle mense scolastiche (21%). Al contrario in Toscana e Piemonte – le uniche 2 regioni oltre alla Valle d’Aosta in cui la quota di edifici dotati di mensa supera il 60% – la percentuale di bambini e ragazzi che non consumano quotidianamente pasti proteici si attesta al di sotto del 2%. In particolare in Piemonte: la regione con il migliore indicatore di deprivazione alimentare (0,2%) è la seconda con maggiore offerta di mense. Subito dopo la Valle d’Aosta, per cui purtroppo il dato sui minori a rischio povertà educativa non è disponibile.
Si tratta di una relazione da osservare con molta cautela. Non solo per i limiti posti dalla carenza di dati, ma anche per gli altri fattori che intervengono sul fenomeno: dal livello di educazione alimentare alla disponibilità economica delle famiglie. Una questione perciò complessa, che ovviamente sarebbe semplicistico ridurre unicamente alla presenza di mense scolastiche.
Tuttavia non va trascurato il ruolo delle mense nell’offrire un pasto sano ed equilibrato al giorno a tutte le bambine e i bambini.

Fonte: Openpolis

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