Università italiane, è catastofe, la prima al 174 posto nel mondo!

Secondo il THE-Times Higher Educational, che ha svolto una indagine a livello mondiale sulle migliori Università, l’Italia è assente nei primi 170 posti del mondo. La prima italiana è l’Università di Bologna, con un desolante 174esimo posto. Poi più nulla. Persino Cina e Corea scalano l’annuale classifica. Prima assoluta per il sesto anno consecutivo è Harvard (USA), ma al secondo posto Cambrige (UK) scalza Yale (USA).

Tra le migliori Università l’Italia è assente.

Secondo il THE-Times Higher Educational, che ha svolto una indagine a livello mondiale sulle migliori Università, l’Italia è assente.

E’ un problema di investimenti che da noi sono inferiori alla media.

La prima italiana è l’Università di Bologna, con un desolante 174esimo posto.
Poi più nulla.
Cina e Corea scalano l’annuale classifica stilata dal Times, dove continuano a primeggiare gli istituti USA e britannici.

Prima assoluta per il sesto anno consecutivo è Harvard (USA), ma al secondo posto Cambrige (UK) scalza Yale (USA).

Per il nostro paese si tratta dell’ennesimo allarme.

Ecco comunque in dettaglio le prime 10 università:
1-Harvard University
2-University of Cambridge
3-Yale University
4-University College London
5-Imperial College London
6-University of Oxford
7-University of Chicago
8-Princeton University
9-Masssachusetts Institute of Technology
10-California Institute of Technology

Delle prime 50, 18 sono statunitensi, ma la Gran Bretagna ne piazza 4 nelle prime sei.
Considerando anche quelle australiane, canadesi e irlandesi, si registrano 35 università anglofobe sulle prime 50.
Quest’anno le classifiche che tengono conto della differenza tra università generaliste e atenei specializzati, settore questo ultimo in cui l’Europa domina con la London School of Economics e la parigina Ecole Normale Superiore ai vertici rispettivamente dell’ economia e dell’ingegneria.

L’istruzione è un business anticiclico, la garanzia di un futuro anche economico. Purtroppo in Italia si investe poco.
Secondo l’ultimo “Education at glance” dell’OCSE (dati che si riferiscono al 2006), la percentuale del PIL che destiniamo all’ educazione è il 4,9%, al di sotto della media OCSE (5,7%) e anche di quella dell’ Europa a 19 (5,5%).

Gli analisti del Times confermano l’importanza degli investimenti.
Prendono infatti ad esempio la Cina che ha già scavalcato il Regno Unito in quanto a produttività dei ricercatori (cioè nel rapporto tra numero dei ricercatori e pubblicazioni accademiche) piazzandosi al secondo posto globale, dietro gli USA.
Nel 2008 la Cina ha prodotto più di 110mila ricerche, con un incremento di 30mila rispetto al 2007.
Alla base del boom asiatico c’è l’alto livello di investimenti nella formazione universitaria. Secondo Wendy Piatt – direttrice di “Russel Group”- “Cina e Corea, che investono massicciamente nei loro migliori istituti, ci stanno alle calcagna: stanno investendo molte più risorse pubbliche e private nell’educazione superiore e il Regno Unito è al di sotto della media in quanto a rapporto tra investimenti e Pil”.

La classifica si basa su una serie di dati quantitativi (come il numero di citazioni e il rapporto tra insegnanti e laureati) che sostengono “quattro pilastri” utilizzati per la valutazione di un’ università d’ eccellenza: qualità della ricerca, qualità dell’ insegnamento, livello occupazionale tra i laureati, “prospettiva internazionale”.

(LG / Pa-Ra)

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