Vajont, 50 anni dalla tragedia: 1910 morti per il crollo e 15 lavoratori morti sul lavoro

9 ottobre quale Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo

Vajont, 50 anni dalla tragedia:
-1910 vite da ricordare morti per il crollo della diga
– 15 lavoratori morti sul lavoro per costruirla

Napolitano: “Non fu fatalità
“Disastro fu drammatica conseguenza di precise colpe umane”.

Grasso: “Nessun interesse può incidere su pelle viva della gente“.

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Sono passati cinquant’anni da quando un’enorme frana scivolò dal monte Toc sopra Longarone e piombò con il fragore di un’esplosione nell’invaso artificiale della diga del Vajont.

La diga tenne l’urto, ma l’ondata d’acqua che fuoriuscì si riversò nella valle spazzando via case, chiese e quasi duemila vite umane.

Dopo mezzo secolo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Senato Pietro Grasso e il leader del Pd Guglielmo Epifani ricordano il disastro naturale che colpì il Veneto e il Friuli.

In un messaggio il capo dello Stato ribadisce che il cedimento della diga non fu una fatalità, ma un errore umano.
“La memoria – scrive Napolitano – del disastro che il 9 ottobre 1963 sconvolse l’area del Vajont suscita sempre una profonda emozione per l’immane tragedia che segnò le popolazioni con inconsolabili lutti e dure sofferenze. Il ricordo delle quasi duemila vittime e della devastazione di un territorio stravolto nel suo assetto naturale e sociale induce, a cinquant’anni di distanza, a ribadire che quell’evento non fu una tragica, inevitabile fatalità, ma drammatica conseguenza di precise colpe umane, che vanno denunciate e di cui non possono sottacersi le responsabilità”.

È con questo spirito – riprende il presidente della Repubblica – che il Parlamento italiano ha scelto la data del 9 ottobre quale Giornata nazionale in memoria delle vittime dei disastri ambientali e industriali causati dall’incuria dell’uomo, riaffermando così che è dovere fondamentale delle istituzioni pubbliche operare, con l’attivo coinvolgimento della comunità scientifica e degli operatori privati, per la tutela, la cura e la valorizzazione del territorio, cui va affiancata una costante e puntuale azione di vigilanza e di controllo”.

“Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del disastro, desidero rendere omaggio alla memoria di quanti hanno perso la vita, alla tenacia di coloro che ne hanno mantenuto fermo il ricordo e che si sono impegnati nella ricostruzione delle comunità così terribilmente ferite e rinnovare, a nome dell’intera nazione, sentimenti di partecipe vicinanza a chi ancora soffre”, scrive ancora il capo dello Stato.
“Desidero, inoltre, esprimere – conclude – profonda riconoscenza a quanti, in condizioni di grave rischio personale, si sono prodigati, con abnegazione, nell’assicurare tempestivi soccorsi ed assistenza, valido esempio per coloro che, nelle circostanze più dolorose, rappresentano tuttora un’insostituibile risorsa di solidarietà per il Paese”.

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