“Introduzione
La valutazione dei rischi stress lavoro correlati può essere una buona occasione per migliorare la complessiva performance aziendale, alzando il livello di benessere e qualità del lavoro, attraverso lo sviluppo della capacità di “risuonare” dei lavoratori in sintonia con i bisogni dell’azienda, in un processo attivo e partecipato. A questo scopo occorre predisporre un percorso valutativo adeguato, ovvero che abbia un approccio sistemico e consideri le interrelazioni tra i diversi fattori di rischio, che quindi prenda a riferimento quanto definito nella lettera circolare del 18 novembre 2010, ma la integri e dia spessore agli obblighi minimi segnalati.
Obiettivi
L’esperienza condotta nel lavoro di analisi di valutazione del rischio stress lavoro correlato nel CAAF CGIL ha permesso di sperimentare l’approccio di una valutazione sistemica mediante il disegno di una mappa dei fattori di rischio, costruita con la raccolta e la pesatura degli stessi, grazie alla applicazione di una matrice bidimensionale (impatto-esposizione) effettuata precedentemente alla stesura della mappa stessa.
Metodo
I riferimenti principali sono relativi all’Accordo Europeo del 8 ottobre 2004, alla normativa italiana – in particolare la Circolare già citata, agli “Indirizzi generali per la valutazione e gestione del rischio stress lavorativo alla luce dell’accordo europeo 8.10.2004” – del dicembre 2009 della Regione Lombardia e alla “Proposta di metodo per la valutazione del rischi stress lavoro correlato” della AUSL di Verona.
Il percorso metodologico si è svolto in tre fasi:
1. fase analitica partecipata volta ad individuare i diversi fattori di rischio presenti, condotta mediante check list (utilizzando lo strumento suggerito dall’ASL di Verona), focus group, colloqui, interviste, nonché con valutazione degli elementi espunti dalle esercitazioni condotte in ambito formativo attivate nella fase iniziale della valutazione;
2. fase di valutazione, inclusiva di interventi correttivi in corso d’opera, sviluppata nella costruzione di un repertorio di tutti i fattori rischio emersi, quindi impostazione di una matrice bidimensionale (impatto/esposizione), frutto della pesatura dei fattori di rischio individuati;
3. elaborazione di una mappa dei fattori di rischio pesati, volta ad evidenziare le relazioni ed i nodi caratterizzanti la situazione, mettendo in evidenza non solo le priorità definibili con una stima di impatto esposizione (gravità e probabilità), ma anche quelle che si evidenziavano come delle criticità a causa delle connessioni e sinergie presenti.
La tabella I sintetizza il percorso effettuato, iniziato a settembre 2009 e terminato a dicembre 2010. Vi sono riportate le aree di intervento e le attività svolte…”
Vai all’intero articolo del Dott. Marcucci e della D.ssa Perrucci nell’area riservata agli abbonati di livello 2, 3 e 4.