Gli obiettivi del manifesto della campagna “GenerAzione Mare” si tradurranno in azioni concrete coinvolgendo anche quest’anno per tutta l’estate cittadini, volontari, ricercatori, pescatori, aree protette, imprese, amministrazioni e tutti i protagonisti della difesa di specie e habitat marini. Il WWF metterà insieme le loro voci per chiedere aree marine protette efficaci e un’economia blu che sia veramente sostenibile, coinvolgerà inoltre i pescatori per una migliore gestione della loro attività e promuoverà un consumo più sostenibile di pesce.
Il 2021 è un anno cruciale perché i governi assumano impegni concreti e immediati necessari per rafforzare la protezione del Mar Mediterraneo entro il 2030. Per sostenere questo obiettivo parte la campagna GenerAzione Mare del WWF che rilancia un grande sforzo collettivo per difendere il Capitale Blu, racchiuso in un mare che, in appena l’1% di superficie degli oceani, ospita il 10% di tutte le specie marine conosciute.
Il futuro dell’umanità, infatti, dipende dalla salute degli oceani che ricoprono due terzi del Pianeta e che sono messi a rischio da un insieme di pressioni. Oceani che se fossero un Paese costituirebbero la settima economia più grande del mondo, per un valore complessivo di 24.000 miliardi di dollari.
Nel manifesto della campagna il WWF indica cinque minacce principali: la pesca insostenibile (oltre il 75% degli stock ittici sovrasfruttato), il rischio per le specie (solo per squali e razze oltre la metà delle specie è nella Lista Rossa IUCN delle specie a rischio estinzione), il cambiamento climatico (con l’accelerazione degli effetti denunciata nell’ultimo report WWF), la plastica (il 90% dei danni provocati dai rifiuti alle specie marine è dovuto alla plastica). Poi c’è la corsa all’oro blu, ovvero, quell’insieme di economie che proliferano ad un ritmo irrefrenabile come turismo, sviluppo costiero, trasporto marittimo, acquacoltura, produzione di gas e petrolio ed estrazione mineraria. Purtroppo nei prossimi anni, senza regole e gestione responsabili, lo spazio marino sarà insufficiente perché queste attività si possano espandere ulteriormente senza gravi impatti sugli ecosistemi del Mediterraneo.
L’obiettivo del WWF è quello di rendere gli ecosistemi marini e costieri sani entro il 2030, facendo in modo che le comunità li riconoscano come altamente preziosi per il benessere umano, in grado di mantenere economie vivaci e sostenibili. Per questo è essenziale, ad esempio, una rete di aree marine protette efficaci ed ecologicamente connesse, capace di rigenerare la salute degli ecosistemi marini e garantire benefici a tutta la collettività. Lo spirito della campagna GenerAzione Mare si esprime attraverso le azioni concrete dei cittadini perché tutti sono parte della soluzione. Nel quarto anno di campagna c’è stata una crescita straordinaria di interesse e partecipazione a queste attività, un segnale che fa ben sperare nel futuro del nostro mare e di tutte le specie che lo abitano.
Dalla pesca alla tutela delle specie gli obiettivi indicati nel manifesto sono ambiziosi ma possibili. Partendo da una delle economie più importanti, la pesca, è necessario garantire che tutti gli stock ittici del Mediterraneo abbiano piani di gestione a lungo termine per assicurare la ripresa, con uso di attrezzi più selettivi per ridurre gli impatti sulle specie non target. Fondamentale lottare contro l’illegalità, soprattutto nella pesca a predatori apicali come tonno rosso e pesce spada. I pescatori artigianali sono la chiave per proteggere le aree costiere, soprattutto se coinvolti in una co-gestione che valorizzi il loro ruolo: la loro attività produce nel mondo circa il 50% del pescato mondiale e solo nel Mediterraneo dà lavoro a 137mila persone. Lavorando con i pescatori è anche possibile difendere le specie chiave della biodiversità mediterranea, come cetacei, tartarughe marine, squali e razze. L’obiettivo è eliminare le catture accidentali di queste specie negli attrezzi da pesca, proteggendo le aree più sensibili e monitorando la presenza di specie e il loro comportamento anche grazie alla citizen science.
Anche i consumatori possono fare la differenza, considerando che rispetto a 50 anni fa il consumo di pesce in Italia e in Europa è raddoppiato, diviene fondamentale dare indicazioni ai cittadini su quali stili di consumo adottare e accompagnare l’industria ittica verso una trasformazione sostenibile del settore, nell’ottica di pescare meno e vendere meglio il proprio prodotto.
Ma l’impegno più ambizioso che il WWF si è posto per il 2021 è sulle Aree Marine Protette: con la sfida 30by30, come previsto anche dalla Strategia UE della Biodiversità post 2020, si vuole proteggere entro il 2030 il 30% dei mari europei in modo efficace. Ciò deve tradursi in un incremento dell’efficacia di gestione delle AMP e dei siti Natura 2000 esistenti e nell’incremento della superficie protetta nel Mediterraneo, anche con misure di conservazione diverse dalle AMP. In uno studio il WWF ha dimostrato, ad esempio, che è possibile rigenerare gli stock ittici e la biodiversità marina proteggendo aree chiave nel Mediterraneo nord-occidentale, Adriatico e Stretto di Sicilia. Ma solo attraverso un’economia blu veramente sostenibile si potranno garantire la resilienza degli ecosistemi marini e quindi i benefici sociali ed economici per le generazioni future: essenziale quindi l’implementazione di un Piano di gestione dello spazio marittimo che garantisca il giusto spazio alla natura, con valutazioni di impatto ambientale strategiche per evitare, ad esempio, il proliferare di impianti petroliferi ed estrattivi in aree ad alta concentrazione (hot spot) di biodiversità.
Il 2021 sarà anche l’anno in cui si dovranno recuperare i danni provocati dal ritorno della plastica nelle nostre abitudini dovuto alla pandemia: si lavorerà ancora per ottenere un trattato globale vincolante capace di contrastare l’inquinamento marino da plastica, consentire ai pescatori di trasportare a terra i rifiuti pescati per un conferimento adeguato e coinvolgere i cittadini in attività di recupero e di lotta al monouso.
Fonte: WWF