112: il numero telefonico unico di emergenza europeo

La Commissione europea esorta gli Stati membri a migliorare la loro capacità di rispondere al numero unico di emergenza europea 112, anche per aumentare la sicurezza dei viaggiatori Il numero unico di emergenza ora può essere chiamato da qualsiasi telefono, fisso o mobile nei 25 paesi dell’ UE.

La Commissione europea ha invitato gli Stati membri a migliorare la loro capacità di risposta alle chiamate al 112, il numero unico di emergenza europeo che ora può essere chiamato da qualsiasi telefono, fisso o mobile, nei 25 paesi dell’ Unione, ma che di fatto non funziona come dovrebbe. Infatti, alcuni paesi non hanno predisposto risorse che consentano di gestire le chiamate nelle lingue richieste, altri invece non dispongono della tecnologia necessaria per localizzare le chiamate provenienti da telefoni cellulari e in molti paesi gli utenti ignorano addirittura l’ esistenza del servizio. Gli Stati membri – esorta la Commissione –devono urgentemente investire risorse supplementari per risolvere i problemi logistici e linguistici e informare i cittadini sul numero di emergenza. La Commissaria Vivian Reding, responsabile per la società dell’ informazione e i mezzi di comunicazione, ha affermato : “ Con l’ aumento esponenziale del numero di viaggiatori internazionali, per lavoro o per diporto, questo numero d’ emergenza paneuropeo rappresenta uno strumento assolutamente indispensabile. Che numero deve chiamare un cittadino britannico in vacanza in Grecia che abbia bisogno di un’ autoambulanza? Che numero formare sul proprio cellulare se si è coinvolti in un incidente in Svezia o se si è sorpresi da un incendio nel proprio appartamento a Praga? Non possiamo continuare a tollerare che il numero unico di emergenza sia “ uno dei segreti meglio custoditi d’ Europa”. I governi devono investire le risorse necessarie per fare del 112 uno strumento affidabile al servizio dei cittadini. Non possiamo permetterci di fallire questo obiettivo. Se non agiamo ora rischiamo di allungare ulteriormente i tempi di reazione alle emergenze, mettendo a repentaglio molte vite umane”.

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