21 marzo: 2 giornate, ONU contro Apartheid e per vittime mafia

Nel 1966 l’ONU dichiarò il 21 marzo Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale. Inoltre, dal 1995 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.

21 marzo: 2 giornate: per vittime innocenti di mafia e contro l’apartheid.

Nel 1966 l’ONU dichiarò il 21 marzo Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.

Inoltre, dal 1995 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.

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Nel 1966 l’ONU dichiarò il 21 marzo Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.
Nell’occasione il Messaggio di Ban Ki-moon, Segretario Generale ONU:
Superamento del razzismo ci costringe ad affrontare le politiche pubbliche e comportamenti privati ​​che lo perpetuano.
“In questa Giornata Internazionale, invito gli Stati membri, organizzazioni internazionali e non governative, media, società civile e tutti gli individui di un impegno significativo nella promozione del Anno internazionale per le persone di discendenza africana – e di lavorare insieme contro il razzismo e ogni volta che ovunque si manifesti”.

Il 21 marzo 1960 nella cittadina sudafricana di Sharpeville 70 persone furono uccise dalle forze di polizia mentre manifestavano contro l’emanazione delle leggi razziali del regime dell’apartheid.
Per non dimenticare, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite dichiarò il 21 marzo Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.

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Inoltre, dal 1995 ogni 21 marzo si celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie.
Il 21 marzo, primo giorno di primavera, è il simbolo della speranza che si rinnova ed è anche occasione di incontro con i familiari delle vittime che in
Libera
hanno trovato la forza di risorgere dal loro dramma, elaborando il lutto per una ricerca di giustizia vera e profonda, trasformando il dolore in uno strumento concreto, non violento, di impegno e di azione di pace.

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(Red)

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