Lo studio elaborato da alcuni esperti dell’ ISPESL dal titolo ” La colonna vertebrale in pericolo”.
” La colonna vertebrale in pericolo”: con questo titolo alcuni esperti del Dipartimento igiene del lavoro dell’ ISPESL ( Istituto Superiore per la Prevenzione e la sicurezza del lavoro), nell’ ambito della elaborazione delle ” Linee guida per la valutazione del rischio da vibrazioni negli ambienti di lavoro”, hanno dedicato uno studio epidemiologico particolare sugli effetti dell’ esposizione a vibrazioni meccaniche trasmesse al corpo intero, c.d. WBV ( Whole Body Vibration). Questa tipologia di rischio è rilevabile in attività lavorative svolte a bordo di mezzi di trasporto o di movimentazioni quali: ruspe, pale meccaniche, trattori, macchine agricole, autobus, carrelli elevatori, camion, imbarcazioni, ecc., attività nelle quali il corpo è sottoposto a vibrazioni o impatti che possono risultare nocivi. Secondo gli esperti dell’ ISPESL ” al momento non è possibile individuare patologie o danni prettamente associabili all’ esposizione del corpo a vibrazioni; inoltre, lo stato attuale delle conoscenze sulla risposta del corpo umano all’ esposizione a vibrazioni è ancora alquanto incompleto e lacunoso per poter consentire la formulazione di modelli biomeccanici idonei alla definizione di criteri di valutazione del rischio esaustivi”. Però, ” molteplici fattori di natura fisica, fisiologica e psicofisica, quali ad esempio: intensità, frequenza, direzione delle vibrazioni incidenti, costituzione corporea, postura, suscettibilità individuale, risultano rilevanti in relazione alla salute ed al benessere dei soggetti esposti; inoltre, alcuni degli effetti possono riscontrarsi in concomitanza di altri, ed influenzarne l’ insorgenza. Nonostante tali carenze conoscitive, l’ adozione di linee guida e criteri igienistici definiti dalle norme internazionali e dalle direttive comunitarie in materia di tutela dei lavoratori dall’ esposizione a vibrazioni rappresenta un elemento importante ai fini della tutela della salute dei lavoratori e della riduzione da esposizione a vibrazioni trasmesse al corpo. Ad esempio, i conducenti e gli operatori di macchine mobili che lavorano in posizione assisa sono esposti a vibrazioni e urti trasmessi al corpo intero attraverso il sedile e il pavimento. Si legge ancora nello studio dell’ ISPESL che ” studi epidemiologici dimostrano che i conducenti e gli operatori che lavorano in posizione assisa in un macchinario mobile ( veicoli e macchinari edili e per la movimentazione merci, trattori agricoli e forestali, autocarri, gru a ponte, ecc.) sono più soggetti a sviluppare mal di schiena ( localizzato nella parte bassa della colonna vertebrale) e sciatica prima di altre categorie di lavoratori. La frequente esposizione a vibrazioni e urti ripetuti a livelli sufficientemente alti per mesi o anni possono provocare lesioni alle vertebre e ai dischi invertebrali. Aumentando la durata e i livelli di esposizione aumenta la probabilità di soffrire il mal di schiena. Una volta che si inizia ad avere mal di schiena le vibrazioni possono aumentare il dolore. Insomma, il pericolo per la colonna vertebrale non è da sottovalutare da parte di chi svolge attività lavorative come quelle citate. Lo studio degli esperti ISPESL merita di essere letto attentamente.
Fonte: I.S.P.E.S.L.
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