La Commissione contesta all’ Italia numerose violazioni in materia ambientale

La Commissione europea stà portando avanti vari procedimenti di infrazione nei confronti dell’ Italia, contestandole di avere violato in 15 casi la normativa ambientale dell’ Unione europea . Per dieci di queste violazioni la Commissione ha deciso di deferire l’ Italia alla Corte di giustizia europea. In un altro caso l’ Italia ha ricevuto un parere motivato che la invita a rispettare una precedente sentenza della Corte, per evitare di incorrere in gravi sanzioni pecuniarie.

Come riferito dalla Rappresentanza in Italia della Commissione europea e da ToscanaEuropa dal cui sito web abbiamo estratto il testo che riportiamo nel link, una lunga serie di violazioni è stata contestata all’ Italia da parte della Commissione europea per violazioni della normativa ambientale dell’ UE in materia di trattamento delle acque reflue, emissioni industriali, prevenzione degli incidenti industriali, valutazione di impatto ambientale, conservazione di importanti habitat naturali, protezione di risorse idriche, controllo dell’ inquinamento atmosferico, scambio delle quote di emissione e giardini zoologici. L’ Italia ha ricevuto un parere motivato concernente il rispetto della pronuncia della Corte di Giustizia europea sulla insufficiente designazione da parte dell’ Italia di Zone di Protezione speciale per gli uccelli. Per il mancato rispetto della pronuncia della Corte concernente i giardini zoologici (direttiva 1999/22/CE) è stata invece inviata al nostro Paese una lettera di costituzione di mora. Infatti, le istituzioni italiane dovranno far rispettare la sentenza del 10 giugno 2004, relativa al procedimento n. C 302/03, altrimenti incorrerà in forti sanzioni pecuniarie. In altri casi, la Commissione ha inviato all’ Italia degli “ avvertimenti scritti finali ” (pareri motivati, appunto) che in assenza di adeguata risposta, la Commissione può decidere il deferimento alla Corte. In particolare, pur avendo recepito la direttiva sullo scambio di quote di emissione dei gas ad effetto serra con la Legge 30 dicembre 2004, n. 316 (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 2 del 4 gennaio 2005), non ha tuttavia presentato un piano di assegnazione completo. Nel luglio 2004 l’ Italia ha presentato un piano incompleto che non soddisfaceva i requisiti della direttiva 2003/87/CE. Un’ altra ammonizione riguarda l’ assenza di impianti per il trattamento delle acque reflue in un agglomerato di comuni della provincia di Varese. Il mancato trattamento delle acque, infatti, ha provocato l’ inquinamento del fiume Olona. L’ Italia avrebbe dovuto garantire il trattamento già dal 1998, ai sensi della direttiva 1991/271/CEE. L’ Italia avrebbe infranto anche i requisiti della direttiva Severo 96/82/CEE il cui obiettivo è prevenire gli incidenti rilevanti legati all’ utilizzo di sostanze pericolose. La Commissione, in questo caso, contesta allo Stato italiano la legislazione nazionale in materia in quanto non proibirebbe l’ avvio di impianti dotati di scarse misure di sicurezza, lasciando alle autorità competenti la facoltà di vietarne o meno l’ attività. Le altre violazioni riguardano il mancato rispetto del regolamento (CE) n. 2037/2000 sulla limitazione d’ uso delle sostanze che riducono lo strato di ozono; la direttiva 96/61/CE conosciuta come direttiva IPPC relativa ai nuovi impianti realizzati dopo il 30 ottobre 1999; il mancato recepimento della direttiva sulle acque 2000/60/CE. Insomma, una vera raffica di violazioni che certamente non fa onore al nostro Paese.

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