Anche la Banca dItalia sottolineano a ricercatori dellIRES, grazie alla nuova gestione del Governatore Draghi, si è accorta della realtà dei bassi salari in Italia (tradizionalmente la Banca dItalia insisteva solo sulla crescita del CLUP), una questione che lIRES aveva già sottolineato nel corso degli anni scorsi con i Rapporti presentati periodicamente alla stampa. La regione dellesistenza di bassi salari in Italia non è una novità: essi sono stati relativamente bassi n(rispetto ai maggiori paesi europei) fin dagli anni 70 e 80. La stagione di moderazione salariale anche per gli ostacoli incontrati, come vedremo, da una corretta applicazione dellaccordo del luglio 93, che è stato uno degli strumenti fondamentali della disinflazione delleconomia italiana e che ha consentito lingresso del nostro paese nellarea delleuro- ha accentuato ulteriormente il problema.
In Italia, i salari reali mantengono dal 1993 ad oggi il potere dacquisto, ma non crescono oltre linflazione. Le retribuzioni di fatto, infatti, registrano una crescita media annua, per lintera economia del 3,4% a fronte di u ninflazione del 3,2% (le retribuzioni contrattuali crescono in media anche meno: solo il 2,/%).
Questi tassi di crescita se hanno garantito una difesa del p0otere dacquisto delle retribuzioni di fatto non hanno certamente consentito una distribuzione dei guadagni di produttività.
Dal 1993 ad oggi, la crescita dei salari è rimasta sostanzialmente in linea con linflazione, senza una crescita reale. Ciò a causa di uninflazione programmata più bassa di quella effettiva; dei ritardi nei rinnovi contrattuali; della mancata restituzione del fiscal drag; della scarsa redistribuzione della produttività.
Lanalisi della IRES-CGIL indica poi quei fattori che hanno ostacolato unapplicazione dellAccordo del luglio 93 secondo lo spirito con il quale era stato concepito e quindi le ragioni della crescita modesta delle retribuzioni nel nostro Paese.
(LG-FF)